Una svolta per il lavoro, ma fino a un certo punto: ci si interroga su WhatsApp e i gruppi di lavoro: quanto influiscono sullo stress. L’allarme.
Non è tutto oro quello che luccica. Indubbio che la vita lavorativa con WhatsApp ci sta facilitando tutto, una vera e propria svolta che ha convinto oltre due miliardi di persone a scaricare l’app di messaggistica istantanea numero uno al mondo.
Basterebbe questo numero spaventoso a far capire l’impatto che sta avendo negli ultimi anni WhatsApp, a cui vanno aggiunte le molteplici funzionalità rilasciate in questo 2023 che volge al termine, particolarmente frizzante.
E il meglio deve ancora venire visto che nel 2024 Mark Zuckerberg si accoderà a tutti i colossi della tecnologia, che inonderanno di funzionalità provenienti dall’intelligenza artificiale generativa, praticamente ogni dispositivo, soprattutto gli smartphone, dove regna WhatsApp.
Un po’ report un po’ allarme. È quanto emerge da uno studio divulgato dalla BBC, secondo cui la messaggistica di WhatsApp sta diventando sempre più popolare sul posto di lavoro come mezzo per comunicare tra i colleghi. Tuttavia, può presentare una serie di sfide, come illustrato dagli insegnanti sorpresi a imprecare e usare emoji di feci sul servizio di messaggistica per criticare gli studenti vulnerabili. Fossero solo questi problemi.
L’autorevole report va oltre le apparenze di un’app fedele accompagnatrice del nostro vivere quotidiano, in fondo utilizziamo WhatsApp per tutto: per comunicare, anche se la stragrande maggioranza non sa scrivere veramente sull’app dando tutto per scontato; per dialogare anche se in moltissimi recano danno e fastidio con vocali inutili e dannosi, da minuti e minuti di ascolto (del nulla).
Ma al di là di questo approccio, si sta andando oltre. La BBC Scotland News è venuta a conoscenza di comunicazioni tra insegnanti delle scuole dell’Aberdeenshire che contenevano scambi irrispettosi nei confronti di bambini e genitori. Messaggi che saranno oggetto di divulgazione nell’ambito di procedimenti giudiziari o di tribunali del lavoro.
Una mancanza di consapevolezza di uno strumento che è una figata pazzesca nel momento in cui si capisce veramente come utilizzarla, altrimenti rischia di farti cacciare in guai seri. Quali, uno su tutti: un messaggio WhatsApp relativo al lavoro può portare il datore di lavoro ad essere “responsabile indiretto per reclami perseguibili”.
Pensiamoci bene quando usiamo WhatsApp, soprattutto in questo mondo dove si vive di sfumature tra lavoro e vita sociale, il contenuto delle conversazioni di WhatsApp tra dipendenti può essere una fonte di rischio legale per i datori di lavoro.
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