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Spettacolo

Usa, il piano di Trump contro i migranti in vista delle elezioni

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Federica Giovannetti

Una volta tornato alla Casa Bianca, l’ex presidente degli Stati Uniti promette un giro di vite a base di arresti e espulsioni di massa. Il tycoon vuole anche ampliare il muro al confine con il Messico e ripristinate il controverso “travel ban” per chi proviene da Paesi a maggioranza musulmana

 

Rastrellamenti, arresti, espulsioni di massa. Si può sintetizzare in tre punti il giro di vite targato Donald Trump contro i migranti irregolari che tentano di attraversare la frontiera con il Messico. Almeno questo è il piano che il tycoon ha in mente nel caso le elezioni 2024 lo riportassero alla Casa Bianca per un secondo mandato. Un’ipotesi niente affatto remota, visto che il candidato repubblicano continua a guidare i sondaggi malgrado i guai giudiziari collezionati negli ultimi mesi.

La strategia dell’ex presidente, secondo il New York Times, include anche la costruzione di grandi campi per ospitare le persone in attesa di espulsione e il ricorso alle forze di polizia federali e statali arresti i migranti privi di documenti. E per eludere eventuali intoppi al Congresso Trump avrebbe intenzione di ricorrere a una tattica già collaudata per ottenere i fondi: reindirizzare i fondi dal Pentagono. Appena la scorsa settimana, durante un comizio in Florida, l’ex comandante in capo ha promesso “il più grande piano di espulsione nella storia americana” se verrà rieletto.

“Remain in Mexico”

Una volta rientrato alla Casa Bianca, Trump ha garantito di ripristinare anche il controverso programma introdotto nel 2019, ribattezzato Remain in Mexico”, in forza del quale i richiedenti asilo non messicani – honduregni, guatemaltechi e venezuelani tra gli altri – sono stati espulsi e trattenuti nel Paese al confine con gli Stati Uniti in attesa delle procedure. Una politica che, come ha documentato Human Rights Watch, ha consentito di trasferire decine di migliaia di persone, inclusi donne e bambini, sistemati in alloggi di fortuna, accampati in tende, esposti a pericoli e abusi. Dalla Florida Trump ha annunciato anche l’intenzione di perseguire i volontari e le organizzazioni non profit che assistono i migranti al confine perché, ha sostenuto, facilitano l’immigrazione illegale.

Il programma è stato cancellato dal presidente Joe Biden dopo l’elezione nel 2020 promettendo politiche migratorie rispettose dei diritti umani ma ha dovuto fare i conti con flussi eccezionali al confine tra Messico e Stati Uniti, soprattutto dopo la rimozione del cosiddetto “Titolo 42”, ovvero il blocco alle richieste di asilo in vigore nei tre anni della pandemia. Secondo i dati dell’International rescue commettee, i profughi nei primi otto mesi del 2023 sono stati 350mila. Era stati 250mila nel 2022.

Il muro al confine con il Messico

Il tycoon ha promesso di proseguire la costruzione del muro al confine con il Messico. Del resto quella del muro è una tentazione a cui ha ceduto anche Biden, che appena un mese fa lo ha rilanciato facendo marcia indietro rispetto alle promesse della campagna elettorale. L’amministrazione aggirerà oltre venti leggi federali per costruire altri 32 chilometri di barriera nella Rio Grande Valley, usando fondi ad hoc già stanziati dal predecessore nel 2019.

Il “travel ban”

Trump mira anche a riportare in auge e ampliare il famigerato “travel ban”, il divieto di ingresso negli Stati Uniti ai cittadini di Paesi a maggioranza musulmana, ampiamente criticato dalle organizzazioni per i diritti umani, come Amnesty International, che lo ha definito “profondamente crudele e discriminatori”.

Il redivivo divieto, secondo le intenzioni del tycoon, andrebbe applicato alle persone in arrivo da Gaza, Libia, Siria, Somali, Yemen e “da ogni altro posto che minaccia la nostra sicurezza”. A proposito dell’enclave in guerra da oltre un mese, Trump ha spiegato che intende sbarrare l’ingresso ai sostenitori di Hamas oltreché espellere chi partecipa elle manifestazioni a favore del movimento islamista che controlla la Striscia.

Espulsioni di pregiudicati e presunti criminali

Oltre all’espulsione di milioni di persone che vivono irregolarmente nel Paese, Trump ha promesso una stretta nei confronti anche di chi ha precedenti penali e di presunti appartenenti a gang criminali e tariffanti di droga, applicando la poco noto “Alien Enemies Act”, una legge federale del 1789 che gli consentirebbe di arrestare e espellere cittadini stranieri maggiori di 14 anni.

Muro tra Messico e Usa | Foto Amyyfory – CC BY-SA 4.0 DEED (Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0)

Stop alla cittadinanza per i figli degli irregolari

Nel maggio scorso l’ex presidente Usa ha annunciato l’intenzione di negare la cittadinanza automatica ai bambini nati sul territorio Usa da genitori che vivono irregolarmente nel Paese. Una proposta che aveva già fatto capolino durante il primo mandato e che pare destinata a essere bocciata come incostituzionale.

Giro di vite per i rifugiati

Come già accaduto in passato, Trump assicura una stretta all’ingresso dei rifugiati e ai programmi di reinsediamento. Giro di vite anche per i visti, inclusi quelli per lavoro, in favore di un “sistema basato sul merito che protegge l’occupazione americana e promuove i valori degli Stati Uniti”.

L’ex inquilino della Casa Bianca ha annunciato anche l’intenzioni di cancellare il programma voluto dall’amministrazione Biden, che ha consentito a centinaia di migliaia di cittadini stranieri, inclusi ucraini e afgani, con uno sponsor di entrare con un permesso di lavoro negli Stati Uniti. Allo stesso modo, l’ex presidente proverà, come in passato, di smantellare la protezione temporanea (Tps) che ha permesso a migliaia di persone di evitare l’espulsione e lavorare regolarmente nel Paese.

La separazione delle famiglie

Intervistato dalla Cnn, lo scorso maggio, Trump non ha escluso di ripristinare la contestatissima politica della “tolleranza zero” che nel 2018 ha portato a separare migliaia di bambini dai loro genitori al confine con il Messico.

Stop al programma per i “dreamer”

Una volta tornato alla Casa Bianca, il comandante in capo cercherà ancora di cancellare il Daca (Deferred Action for Childhood Arrivals), il programma voluto dall’ex presidente Barack Obama che tutela i dreamer, gli immigrati arrivati da bambini negli Stati Uniti con i propri genitori, mettendoli al riparo dall’espulsione concedendo loro permessi di lavoro. È prevedibile che, come già accaduto nel 2020, anche stavolta la Corte Suprema degli Stati Uniti boccerebbe il tentativo di abrogarlo.

“Il più spettacolare giro di vite sull’immigrazione”

Stephen Miller, già responsabile delle politiche dell’immigrazione nella prima amministrazione Trump, ha usato toni bellicosi per annunciare che una volta rieletto il tycoon porterà a termine il lavoro interrotto nel 2020. “Qualunque attivista che dubita minimamente della sua determinazione commette un grave errore: Trump scatenerà il più vasto arsenale a livello federale per attuare il più spettacolare giro di vite sull’immigrazione, ha detto al quotidiano americano.

Queste politiche estremiste, razzisti e crudeli escogitate” da Trump e “dal suo scagnozzo Stephen Miller sono concepite per alimentare paura e dividerci”, ha ribattuto Ammar Moussa, portavoce della campagna elettorale 2024 del presidente Biden e della vice Kamaal Harris.

Federica Giovannetti

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