Devi curarti per una malattia e a occuparsi della tua situazione è una donna? I dati a riguardano parlano chiaro, non ci sono dubbi.
Affrontare una malattia, specialmente se si tratta di una diagnosi inaspettata e che può richiedere cure particolarmente pesanti, può essere certamente difficile e può spaventare anche chi solitamente è coraggioso. Poter gestire la situazione grazie al supporto di una o pù persone care può essere importante e può permettere di alleviare l’ansia, anche se poi è necessario guardare dentro di sé e tirare fuori tutto il coraggio di cui si è capaci.
Altrettanto decisivo è ovviamente il ruolo del medico, a volte scelto personalmente in altri casi invece quasi per “destino”, che deve cercare di calmare il più possibile il paziente quando l’ansia è davvero forte. Non tutti lo sanno, ma se questo compito è affidato a una donna può succedere spesso qualcosa a cui in pochi potrebbero pensare.
Sentirsi spaventati quando non si sa se si potrà guarire da una malattia è più che naturale, non si deve avere timore di ammetterlo. In casi simili è però determinante cercare di fidarsi il più possibile del medico che gestisce tutte le varie fasi, dalla diagnosi alla cura, oltre all’intervento se necessario.
Molti dottori oggi preferiscono parlare chiaro con il paziente, così da metterlo al corrente della sua situazione e di quello che potrebbe accadere, anche se si dovrebbe fare in modo che il proprio discorso non aumenti la tensione. Non è detto che chi ha questo ruolo sia una persona conosciuta dal malato, soprattutto se si tratta di una patologia emersa all’improvviso, ma è proprio in questa fase che dovrebbe esserci maggiore confidenza, così da esprimere tutti i dubbi tipici di un momento come questo.
Spesso però ci si fa condizionare anche da alcuni stereotipi, che dovrebbero essere ormai superati. Molti, infatti, tendono a ritenere che un uomo (l’unica eccezione è data dai ginecologi, tanti preferiscono una donna) con una notevole esperienza alle spalle sia il meglio che possa profilarsi per i casi più difficili. In realtà, la situazione è ben diversa.
Sulla base di quanto emerso in un nuovo studio pubblicato sugli Annals of Internal Medicine, chi è curato da un medico donna avrebbe una minore probabilità di morire nel corso del ricovero. Non solo, sarebbe inferiore inoltr anche la possibilità di dover ritornare in ospedale a causa di una possibile ricaduta.
I ricercatori sono arrivati a questa conclusione analizzando i dati relativi a 458mila pazienti di sesso femminile e 319mila pazienti di sesso maschile ricoverati negli ospedali americani tra il 2016 e il 2019. Il 31% di questi è stato seguito durante la degenza da un medico donna.
La mortalità dei pazienti di sesso femminile è risultata infatti pari all’8,15% nelle mani di un medico donna, contro un 8,38% quando il medico curante era un uomo. Per quanto riguarda invece i pazienti di sesso maschile, la mortalità è risultata del 10,15% in caso di medico donna, e del 10,23% in caso di medico dello stesso sesso.
Al momento non ci sono ancora certezze su quali possano essere le cause che mettono in evidenza questa differenza, si potrebbe pensare a una maggiore sensibilità tipica di chi appartiene al sesso femminile, anche se sarebbe sbagliato e riduttivo pensare che sia solo questa la ragione. Gli esperti faranno certamente il possibile per capire meglio queste informazioni e arrivare a un verdetto più certo.
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