Pensionati a vita, o quasi. Un fenomeno molto peculiare di cui noi tutti paghiamo ancora oggi le conseguenze
Secondo i dati dell’INPS ci sono oggi in Italia 157 mila baby pensionati. Si tratta di persone che prendono la pensione dagli anni 80.
Sono persone che hanno lasciato il lavoro molto prima della tempistica standard e prendono la pensione da una vita. Allora il sistema pensionistico consentiva soluzioni e benefici particolari, a determinate condizioni in virtù di leggi rimaste in vigore quasi vent’anni, dal 1973 al 1992. Grazie a quelle norme i lavoratori della pubblica amministrazione potevano andare in pensione dopo 20 anni, e le donne con figli dopo solo 14 anni.
Le baby pensioni furono introdotte dal governo Rumor con il DPR 1092 recante “Approvazione del testo unico delle norme sul trattamento di quiescenza dei dipendenti civili e militari dello Stato”, che consentiva le baby pensioni nell’impiego pubblico .Nei casi limite persone con poco più di 30 anni hanno potuto accedere alla pensione. E’ questa la ragione per cui, ancora oggi, ancora in buona salute e con una ragionevole aspettativa di vita, ci sono persone che hanno ormai dimenticato i tempi in cui lavoravano. I dipendenti pubblici andati in pensione tra i 35 e i 39 anni, con un’aspettativa di vita pari a 85 anni, percepiranno la pensione per almeno il triplo degli anni di contribuzione. Ognuno di loro incassa almeno il triplo di quanto ha versato nel breve periodo della sua attività lavorativa.
Ma non sono gli unici fortunati. Se a questa ampia platea di beneficiari aggiungiamo i destinatari dell’assegno di vecchiaia e ci aggiungiamo quelli che fruiscono dell’invalidità previdenziale il numero di persone che è in pensione da vita, dunque almeno dagli anni 80 ha raggiunto lo spaventoso numero di 549 mila circa con ancora 256mila beneficiari. Immaginate una popolazione pari a quella di Genova che da decenni vive a totale carico di tutti gli altri. Ma ci sono pensionati che sono tali da un periodo perfino antecedente. Le pensioni con decorrenza precedente al 1980 sono 18.717 – la popolazione di un comune come Belluno, per intenderci – con 1.020 euro di assegno medio mensile.
Questi assegni incidono sulle casse dello stato per 2,4 miliardi di euro per un costo che si stima abbia complessivamente superato i 150 miliardi, con un impatto significativo sul bilancio dello Stato e sul crescente debito pubblico.
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