Chi ha una una stufa o un caminetto per riscaldarsi rischia multe salatissime. Ecco l’obbligo da rispettare per evitarle.
Molti di noi hanno in casa un caminetto o una stufa, e l’utilizzano più o meno regolarmente per riscaldarsi nei mesi invernali. Chi pensa che per stare in regola basti pulire la canna fumaria una volta l’anno e comprare pellet o legna da ardere, tuttavia, si sbaglia di grosso. Ecco l’incombenza a cui attenersi per non andare incontro a spiacevoli conseguenze.
Come sappiamo, negli ultimi anni è cresciuta l’attenzione verso l’ambiente a 360 gradi. Le stufe e i caminetti sono un’arma a doppio taglio: consentono di limitare il consumo di gas ed elettricità e ridurre quindi le spese per il riscaldamento, oltre a essere un elemento di un certo fascino all’interno di una casa, ma costituiscono a loro volta una fonte di emissioni potenzialmente pericolose per l’uomo e per la natura. Di qui una recente iniziativa a livello regionale che sta facendo molto discutere.
Chi ha un caminetto o una stufa a legna in casa deve immediatamente dichiararne il possesso, altrimenti rischia di vedersi comminare una multa pesantissima: fino a 3.000 euro. Così ha deciso la Regione Toscana con il regolamento n. 222/2023, che introduce l’obbligo di registrazione di tali impianti sul portale Siert. I cittadini possono mettersi in regola tramite una procedura informatica, utilizzando le proprie credenziali di identità digitale: il modulo è disponibile sul sito web www.siert.regione.toscana.it.
Il motivo di questa decisione sta proprio nel fatto che gli apparecchi per il riscaldamento a legna costituiscono una delle principali fonti di emissione di polveri sottili (pm10), e dunque di inquinamento ambientale. Da notare che l’obbligo vale sia per gli impianti nuovi sia per quelli già esistenti.
Da inizio ottobre il personale dell’Agenzia regionale per il recupero delle risorse è autorizzato a effettuare verifiche ed emettere eventuali sanzioni. Sono esentati dall’obbligo di registrazione completa solo i camini dismessi e quelli che costituiscono l’unica fonte di riscaldamento domestico: in questi casi è sufficiente compilare un’autodichiarazione. I sostenitori dell’iniziativa plaudono all’importanza di acquisire dati sulla salute e sicurezza, i critici gridano all’“ecofollia” e all’ennesima stangata per i cittadini. Il dibattito – è il caso di dirlo – è caldissimo…
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