Settimana corta in Europa: la Grecia allunga, il Portogallo scommette, ma è incredibile quello che fa l’Italia

La settimana lavorativa corta è una realtà sempre più presa in considerazione da Governi e aziende, e spiccano le scelte dell’Italia.

Già da qualche anno si è cominciato a parlare della cosiddetta “settimana corta” ovvero una modalità di lavoro rivoluzionaria: stessa paga, stesse mansioni ma presenza in ufficio per soli 4 giorni invece che 5 o 6. All’inizio si è manifestata una certa reticenza, soprattutto da parte delle aziende, ma anche scetticismo e dubbi per quanto riguardava la necessità di elaborare normative e/o regole completamente nuove.

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La settimana corta è una realtà sempre più ambita dai lavoratori – Ecodibasilicata.it

Poi, pian piano, qualche coraggioso Paese ha davvero iniziato la sperimentazione e i risultati sono stati molto positivi, forse ben oltre le aspettative. In Europa, si sono aperti però scenari molto diversi dimostrando ancora una volta che non sono sufficienti linee guida comunitarie per mettere tutti d’accordo. Ecco come sono andate le cose, quali sono le prospettive e soprattutto come si sta approcciando l’Italia.

Settimana corta al lavoro, come sta andando la sperimentazione e cosa fa il nostro Paese

Europa e Paesi membri stanno lavorando a numerosi progetti e tra questi c’è anche quello che riguarda la cosiddetta settimana corta. Alcune sperimentazioni sono partite già nel 2015 e sembra che adesso sia arrivato il momento di tirare le somme. Principali attori protagonisti, almeno per il momento, sono Portogallo, Grecia, Spagna, Svezia, Gran Bretagna, Germania, Finlandia e Belgio. In arrivo notizie anche dall’Italia.

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Anche l’Italia prima o poi dovrà decidere sulla settimana corta – Ecodibasilicata.it

Partiamo citando i progetti andati a buon fine, ovvero sperimentazioni di lavoro settimanale di 4 giorni che ha regalato soddisfazione sia alle aziende che ai lavoratori. Il Portogallo è sicuramente l’esempio concreto del fatto che l’idea funziona. Dopo 4 mesi di lavoro “accorciato”, dai report emerge che i dipendenti hanno aumentato le performance e la produttività, perché più felici di avere maggior tempo libero da dedicare a famiglia e interessi personali. Finita la sperimentazione, molte aziende hanno deciso di continuare ad offrire la settimana corta, anche se è emersa la necessità di una regolamentazione ad hoc.

Anche Gran Bretagna, Spagna e Islanda hanno approvato a pieni voti la settimana corta, a differenza della Svezia che pare non abbia potuto godere dei risultati sperati.

Completamente di controtendenza, invece, la decisione della Grecia: di recente è stata approvata la Legge che consente ai datori di lavoro di allungare la settimana di lavoro fino a 6 giorni. Le ore effettuate in più, però, saranno maggiorate del 40%. Sembra che la decisione sia volta a eliminare il “nero” degli straordinari e a smuovere l’economia.

E in Italia? Bella domanda. Il nostro Paese, come purtroppo spesso accade, tentenna e non sa ancora quale strada intraprendere. Il Governo è ancora a discutere e a “litigare” a causa delle divergenze di idee e non si sa se partirà almeno una sperimentazione. Alcuni lievi accenni arrivano dai Sindacati e dal Movimento 5 Stelle, che hanno proposto una settimana corta di 32-36 ore ma siamo appena agli albori. L’Italia, tra l’altro, vanta anche un altro triste primato, ovvero quello degli stipendi più bassi in UE. Il Governo, dunque, dovrebbe impegnarsi a fondo per risolvere – e magari urgentemente – il problema lavoro, in ogni sua sfaccettatura.