Una rata di prossima scadenza e pochi giorni extra di tolleranza. Dopo sono guai. Quali sono le conseguenze se salta il patto con il Fisco.
Buone e cattive notizie per i contribuenti in affanno con il Fisco. Ma parte del loro futuro prossimo, su questo tema, dipende da loro. Iniziamo con la legge 18 del 23 febbraio 2024 ha disposto la proroga della rottamazione quater iniziata nel 2023, per coloro che non erano riusciti a pagare tasse e debiti vari Fisco, accordando la possibilità di pagare entro 18 rate. La quarta rata di questa nuova chance ha avuto scadenza il 5 giugno – considerati anche i cinque giorni di tolleranza – la quinta è prevista entro il 31 luglio 2024 mentre la sesta rata dovrà essere corrisposta entro il prossimo 30 novembre.
Questa la premessa che, in altre parole si può cosi delineare: coloro che ha aderito alla definizione agevolata delle cartelle esattoriali nel 2023 fra pochi giorni saranno tenuti ad un altro pagamento, in scadenza il prossimo 21 luglio. Questa è una data da segnare sul calendario per evitare gravi conseguenze nei rapporti con il Fisco.
Ma non è tutto così facile, nonostante le agevolazioni previste sul debito e la possibilità di frazionare i pagamenti: ci sono persone che hanno serie difficoltà a onorare questo impegno. La nuova, imminente scadenza fra un paio di settimane potrebbe mettere in difficoltà molti contribuenti. Un simile esito non è nell’interesse di nessuno: lo Stato perde la possibilità d’incasso, sebbene ridotto, ed è costretto a impiegare tempo e risorse per ottenere quanto mancante, con un esito mai scontato. Il contribuente perde un’occasione importante per chiudere una volta per tutte la partita con il Fisco.
Per questo già si parla di una nuova agevolazione da parte del Governo in vista della Legge di Bilancio per permettere a chi ha saltato le rate di trattare un’altra soluzione concordata con il Fisco. Intanto, tornando al presente, il dato certo è che la rottamazione delle cartelle è arrivata alla quinta rata. Il prossimo 31 luglio, scade la quinta rata i contribuenti che hanno tempestivamente richiesto ed ottenuto la dilazione del pagamento dei debiti rottamati, alleggeriti dai costi ulteriori altrimenti dovuti per sanzioni, interessi per ritardata iscrizione a ruolo e aggi di riscossione. Le prime due rate sono state corrisposte a ottobre e novembre del 2023, ciascuna con importo pari al 10% del debito totale.
Le rate successive, quelle di febbraio e maggio sono state pari al 5% del debito totale. Steso importo per la rata in scadenza il 31 luglio. Tuttavia anche per la rata di luglio vale la regola di salvaguardia della tolleranza di 5 giorni prevista per ogni rata. Dunque il ritardo non incide sul programma di estinzione dei debiti se il pagamento avviene entro i primi 5 giorni successivi alla scadenza. Significa che per la rata del 31 luglio, il pagamento nei termini può avvenire entro lunedì 5 agosto.
Dobbiamo tener presente tuttavia che, a fronte della agevolazioni concesse, le regole sulla rottamazione sono molto rigide. Ritardare il pagamento oltre i 5 giorni tollerati o non pagare una rata porta alla decadenza del piano e delle agevolazioni. In parole povere, il debito precedentemente ridotto delle voci aggiuntive come sanzioni, interessi e aggi della riscossione tornerà al punto di partenze e verranno computate le voci e le somme precedentemente cancellate.
Questo significa che le rate precedentemente pagate verranno considerate dal Fisco come acconti e ripartiranno le procedure di esecuzione forzata, che possono portare a gravi – e costose – conseguenze: pignoramenti e fermi amministrativi. E’ la situazione in cui si trovano i contribuenti che hanno saltato le precedenti rate e che pertanto sono decaduti dai benefici della rottamazione, conseguenze che potrebbe ripetersi per chi non riesce a pagare la rata di luglio. In questo caso non resterebbe che sperare in una riapertura dei termini da parte del Governo.
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