Pace Fiscale rimandata, almeno per ora. Le possibilità di una nuova sanatoria restano altissime e c’è già una data.
Si è sperato fino all’ultimo di poter chiudere la partita dei debiti con l’Agenzia delle Entrate. Si è parlato insistentemente di nuovo progetto di rottamazione delle cartelle, che contemplasse un’estensione del periodo di maturazione degli insoluti e, al contempo, prevedesse una nuova possibilità per chi era decaduto dalla sanatoria corrente per aver mancato una rata. Per il momento l’unica notizia certa è che si dovrà attendere ancora: chi è decaduto già dalla rottamazione-quater non potrà salire in extremis sul treno della pace fiscale. E anche chi attendeva una remissione in bonis come è già avvenuto in precedenza, dovrà attendere i prossimi mesi. Certezze al momento non ce ne sono.
I motivi dell’attesa erano noti ed evidenti. La nuova pace fiscale avrebbe dovuto comprendere i debiti 1° gennaio 2000-31 dicembre 2023. Rispetto all’attuale riferimento 1° gennaio 2000-30 giugno 2022 dell’attuale sanatoria: un modo quindi per cancellare tutto il pregresso delle nostre scadenze con il Fisco, possibilmente contando su condizioni di favore, sul calcolo dell’insoluto, analogamente a quanto avviene con la sanatoria in corso. Il Governo al momento non si esprime: ogni discorso è rimandato a settembre o addirittura alla prossima legge di bilancio.
La pace fiscale è tuttavia solo rimandata, perché conviene a tutti. Conviene ai contribuente per le modalità proprie dell’offerta, che solitamente delinea un piano di abbattimento dell’insoluto ed una frammentazione del debito residuo. Conviene allo Stato che così recupera crediti altrimenti perduti o di difficile incasso.
La rottamazione Quinquies permetterà all’Agenzia delle Entrate di recuperare più debiti e ai contribuenti di regolarizzare la propria posizione approfittando di vantaggi economici. Ipotesi più plausibile è che arriverà all’inizio del 2025. Per colpire nel segno, tuttavia, la rottamazione quinquies dovrebbe essere migliore rispetto alle precedenti versioni della sanatoria. Il Governo dovrebbe fare tesoro degli errori commessi, soprattutto per evitare il gran numero di decadenze dal piani di rateizzazione previsti nelle vecchie rottamazioni introducendo regole più morbide e meno paletti.
L’idea è quella di rate di importo più sostenibile allungando la dilazione nel tempo e rendendo il pagamento più semplice per il debitore. In questo modo non si scoraggerà e riuscirà a far fronte all’impegno con vantaggi anche per l’Erario con significativi recuperi sull’insoluto. Ideale sarebbe una rata pari al 10% del debito per i primi due versamenti e limitata al 5% per i successivi.
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