Mancano i soldi e a doverne fare le spese sono i soliti noti. Notizie critiche, dunque, sul fronte delle pensioni.
Il problema è noto e, in parte anche la soluzione. L‘aumento del costo della vita ha un effetto immediato che è quello di ridurre il potere di acquisto del denaro e dunque, inevitabilmente, quello delle pensioni. L’Esecutivo ha deciso di intervenire sulle pensioni, con aumenti più marcati rispetto al trend abituale. Tuttavia si tratta di aumenti a termine, straordinari e, fisiologicamente, a rischio. L’incremento, peraltro limitato, delle pensioni finirà nel 2024. Si pensa ormai probabile che le pensioni nel 2025 scenderanno.
È stata la passata legge di Bilancio a determinare gli incrementi a sostegno del potere d’acquisto delle pensioni. Un surplus rispetto al solito intervento di ogni anno. Nella finanziaria del 2023 fu stabilito un incremento straordinario per il biennio 2023 e 2024. L’intervento si è basato sulla legge 197 del 2022 dove p stabilito che le pensioni di importo pari o inferiori al trattamento minimo dovevano essere sostenute nel potere di acquisto. Nel 2023 l’incremento è stato stabilito in misura pari all’1,5% per i pensionati sotto i 75 anni e in misura pari al 6,4% per quelli oltre i 75. Per il corrente anno si è stabilito aumento senza distinzioni anagrafiche del 2,7%.
L’incremento è previsto per le sole pensioni erogate dall’INPS e non è contemplato per i trattamenti pensionistici assicurati da altri fondi e ad altro titolo, come le prestazioni assistenziali. Come se non bastasse il 2025 le risorse mancano. L’Esecutivo, di conseguenza, ha difficoltà a varare la tanto attesa – e decantata – riforma delle pensioni. Per ora si tratterebbe di confermare gli aumenti a tutela del potere di acquisto, e non è cosa facile da ipotizzare. Non è da escludere una contrazione delle coperture per il 2025 rispetto a quanto garantito fino ad oggi. Al momento le indiscrezioni sembrano confermare che la proroga dell’aumento straordinario è ormai improbabile. Quanto accaduto nel biennio 2023 e 2024 potrebbe essere un’eccezione.
Le risorse in vista della prossima legge di bilancio si fanno desiderare. E a rischio non c’è solo l’incremento straordinario per salvaguardare il potere di acquisto delle pensioni ma rischiano di essere coinvolte le proroghe dell’Ape sociale, quelle per Opzione Donna e di Quota 103 con l’età per il pensionamento che potrebbe salire da 62 a 63 anni dopo 41 anni di contributi versati. L’Esecutivo sembra prediligere atri obiettivi, dal taglio del cuneo fiscale alla riforma del Fisco.
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