In arrivo una rivoluzione che non puoi nemmeno immaginare sul fronte della previdenza sociale: il futuro delle pensioni cambierà presto.
Nulla nasce, nulla muore ma tutto cambia. Questo sosteneva il filosofo Eraclito. Ed è proprio ciò che accadrà alla previdenza sociale: presto assisteremo ad una vera e propria rivoluzione per quel che riguarda le pensioni.
Tutti attendiamo con ansia una riforma delle pensioni strutturale che cancelli definitivamente la legge Fornero e ci consenta di uscire dal lavoro con qualche anno di anticipo. L’ex Ministro del lavoro Elsa Fornero, come tutti ben sappiamo, ha introdotto ben 3 requisiti per l’accesso alla pensione di vecchiaia.
Il primo è il requisito anagrafico: può accedere alla pensione di vecchiaia solo chi ha compiuto 67 anni. Il secondo è il requisito contributivo: per andare in pensione è necessario avere una contribuzione pari o superiore a 20 anni. Infine c’è il requisito economico: per smettere di lavorare è indispensabile aver maturato un assegno pensionistico pari almeno all’importo dell’assegno sociale.
Chi non soddisfa tutte e tre le condizioni, pertanto, dovrà – volente o nolente – continuare a timbrare il cartellino. Ma il futuro delle pensioni si appresta a cambiare. L’agenda del 2025 del Governo di Giorgia Meloni è fitta di novità che riguardano l’universo della previdenza sociale.
La riforma delle pensioni che attendevamo già per il 2024, purtroppo non è ancora stata attuata a causa di mancanza di adeguate risorse economiche. Ma si prevedono grandi manovre per il 2025. I cambiamenti riguarderanno soprattutto le misure di pensione anticipata.
La legge di Bilancio 2024, per molti italiani, è stata un po’ deludente. La legge Fornero, infatti, seppur leggermente modificata, è rimasta a farci compagnia. E, stando al Def – il Documento di Economia e Finanza – è improbabile che venga cancellata nel 2025.
Nonostante ciò la Lega di Matteo Salvini torna a scalciare affinché venga estesa a tutte le categorie di lavoratori Quota 41. Con questa misura tutti potrebbero andare in pensione a qualunque età una volta raggiunta la soglia di 41 anni di contributi.
Misura sicuramente interessante ma forse troppo pesante per le casse dell’Inps che, al momento, non se la passano bene. E che dire delle altre tre opzioni di prepensionamento attualmente in vigore? Quota 103, secondo voci di corridoio, potrebbe essere soppiantata da Quota 104. Mentre su Ape sociale e Opzione donna pende un’enorme punto interrogativo. Potrebbero essere cancellate o, più probabilmente, riconfermate ma con requisiti d’accesso modificati.
Il mondo delle pensioni sembra dirigersi verso un’unica strada che, ormai, pare inevitabile: il ricalcolo contributivo degli assegni. Ad oggi il sistema contributivo puro è applicato a chi ha iniziato a versare i contributi a partire dal 1996. Chi, invece, ha contributi antecedenti a quell’anno può ancora beneficiare del sistema di calcolo misto.
Ma se davvero vogliamo che Quota 41 venga estesa a tutte le categorie e che vengano agevolate le uscite anticipate dal lavoro, allora il ricalcolo contributivo delle pensioni sembra l’unica soluzione possibile per non dissanguare le casse dell’Inps. Ovviamente questo comporterà ingenti perdite per i contribuenti con assegni mensili molto più bassi del previsto.
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