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Economia

Pensioni, è iniziato il conto alla rovescia. E riguarda anche te

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Armando Del Bello

Il futuro delle pensioni in Italia è plumbeo. Colpa delle mancate nascite, della spesa previdenziale e della carenza di risorse.

Un problema cresciuto ogni anno

L’allarme pensioni rappresenta una sfida cruciale per il futuro del sistema previdenziale italiano. Le soluzioni richiedono un approccio integrato che contempli riforme strutturali, incentivi alla natalità e all’occupazione giovanile, e una gestione più efficiente delle risorse. Solo attraverso un impegno congiunto e una visione a lungo termine sarà possibile garantire pensioni sostenibili e adeguate per le future generazioni. Le prospettive per i prossimi anni non sono incoraggianti: si prevede che si passi da un attivo di 23 miliardi a un passivo di 45 miliardi entro il 2032.

Raggiungere la pensione è unt traguardo per molti – Foto | Ecodibasilicata.it

Pensioni, cosa accadrà davvero in Italia

Questa situazione critica è principalmente attribuibile a un fenomeno demografico noto come piramide rovesciata, caratterizzato da un calo delle nascite e un aumento dell’età media della popolazione. La diminuzione della popolazione attiva e l’aumento del numero di pensionati rappresentano una combinazione devastante per il sistema previdenziale. Con meno persone che contribuiscono e più che ricevono benefici, l’INPS fatica a mantenere l’equilibrio. Questo squilibrio rende sempre più difficile garantire pensioni adeguate e sostenibili nel tempo.

Le norme per accedere alla pensione possono cambiare – Foto | Ecodibasilicata.it

 

In questo contesto di precarietà finanziaria, diventa arduo attuare la tanto discussa riforma delle pensioni, necessaria per superare la Legge Fornero. Uno dei punti cardine di questa riforma è la proposta della Lega di Matteo Salvini, che prevede l’introduzione di Quota 41 per tutti i lavoratori.

Questa misura permetterebbe di andare in pensione con 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica, seguendo l’esempio già in vigore per alcune categorie di lavoratori precoci. Quota 41, tuttavia, comporterebbe un notevole onere finanziario per lo Stato. Secondo le stime, il costo per il 2025 sarebbe di 5 miliardi di euro, per poi salire a 9 miliardi negli anni successivi.

Per mitigare questi costi, si è ipotizzato di introdurre penalizzazioni per i lavoratori, come il ricalcolo delle pensioni interamente con il sistema contributivo.
Questo potrebbe ridurre l’importo degli assegni pensionistici del 15%, scoraggiando molti lavoratori dal ritirarsi anticipatamente. Attualmente, non ci sono le condizioni economiche per adottare Quota 41 per tutti. L’Italia, insieme alla Grecia, è tra i paesi che spendono di più per la previdenza, con un costo che sfiora il 16% del PIL. Questo dato evidenzia la difficoltà di sostenere ulteriori spese senza compromettere ulteriormente il bilancio pubblico. Per affrontare l’allarme pensioni, sarebbe essenziale adottare una strategia multifattoriale. Innanzitutto, necessario promuovere politiche che incentivino la natalità e favoriscano l’integrazione dei giovani nel mercato del lavoro. Inoltre, una gestione più efficiente delle risorse previdenziali e una revisione dei criteri di accesso alle pensioni potrebbero contribuire a migliorare la sostenibilità del sistema.

Un aumento delle nascite e una maggiore partecipazione dei giovani alla forza lavoro potrebbero riequilibrare la piramide demografica, incrementando il numero di contributori e riducendo il peso delle pensioni sul bilancio pubblico. Politiche fiscali favorevoli alle famiglie, insieme a programmi di formazione e inserimento professionale, sono passi cruciali in questa direzione. Anche una gestione oculata delle risorse previdenziali potrebbe includere la riduzione degli sprechi e l’ottimizzazione dei processi amministrativi. L’adozione di tecnologie avanzate per la gestione dei dati e il monitoraggio delle spese potrebbero portare a significativi risparmi e a una maggiore trasparenza.

Infine, la revisione dei criteri di accesso alle pensioni potrebbe prevedere un allungamento dell’età pensionabile in linea con l’aspettativa di vita, nonché una maggiore flessibilità nelle modalità di ritiro dal lavoro. Questo approccio potrebbe contribuire a distribuire più equamente il carico previdenziale tra le diverse generazioni.

 

 

 

Armando Del Bello

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