Ci sono scadenze che ingiustamente sottovalutiamo, perché poco pubblicizzate o ritenute non così importanti. Ma lo sono davvero
Immaginiamo di aver fatto un piano di spesa per l’autunno, a favore nostro o dei nostri congiunti. E di trovarci improvvisamente senza soldi, per una nostra dimenticanza. Molte pensioni e prestazioni pagate dall’INPS dipendono dai redditi del nucleo familiare. Per questo le comunicazioni da parte di chi percepisce la pensione sono spesso determinanti e, per questo, obbligatorie. Obblighi che, se disattesi causano la sospensione dei pagamenti. E’ una conseguenza, Stabilita per Legge, la numero 14 del 2009. Le mancate comunicazioni, se previste come obbligatorie, causano la sospensione di parte della pensione o dell’intero importo, a seconda dei casi.
Per alcuni pensionati sta per arrivare il termine ultimo per adempiere e assicurarsi l’erogazione INPS ogni mese. Le comunicazioni vanno fatte entro il 15 settembre prossimo. Il pensionato deve evitare che la sospensione si tramuti in revoca definitiva a seguito delle mancate comunicazioni reddituali. I pensionati che che percepiscono sussidi minimi, o che hanno erogazioni INPS collegate ai redditi, devono ogni anno presentare il modello RED. Se hanno prestazioni legate all’invalidità, devono presentare un apposito modello informando di eventuali ricoveri.
L’obbligo di comunicare i redditi all’INPS spetta a chi non è tenuto alla dichiarazioni dei redditi all’Agenzia delle Entrate. Per queste persone l’INPS potrà comunque avere contezza delle informazioni necessarie in quanto ha accesso alle banche dati del Fisco. La mancata comunicazione reddituale entro il 28 febbraio di ogni anno e la mancata risposta alle richieste dell’INPS portano alla sospensione dell’assegno collegato al reddito nell’anno successivo a quello in cui la dichiarazione sui redditi doveva essere resa. A questo punto il pensionato è tenuto ad intervenire, se non vuole che sospensione diventi revoca.
Decorsi 60 giorni dalla sospensione senza che il pensionato abbia provveduti alla comunicazione richiesta, scatta la revoca. Nel peggiore dei casi l’INPS può chiedere la restituzione delle erogazioni corrisposte durante il periodo di omessa comunicazione. Dopo la sospensione se il pensionato provvede entro 60 giorni a comunicare quanto dovuto, l’INPS procede al ripristino dell’assegno con decorrenza dal mese successivo alla comunicazione.
Dal 2021 ai pensionati viene concessa la possibilità di comunicare i dati entro il 15 settembre. Se la comunicazione viene effettuata, l’INPS ripristina i pagamenti e restituisce le somme trattenute durante la sospensione. Gli interessati devono presentare una domanda di ricostituzione reddituale per sospensione art. 35 comma 10 bis del DL numero 207 del 2008 e indicare i propri redditi dal 2020 al 2024.
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