Coloro che in questi anni hanno ricevuto una pensione di reversibilità decurtata potranno ricevere un rimborso dall’INPS: come richiederlo.
L’assegno di reversibilità rappresenta una forma essenziale di sostegno economico rivolta a coloro che hanno subito la perdita di un coniuge o di un familiare pensionato. Questo meccanismo di sicurezza sociale mira a fornire un aiuto finanziario ai superstiti, mitigando l’impatto economico causato dalla scomparsa del beneficiario principale della pensione.
Nel corso degli anni, è diventato un elemento chiave nel garantire un minimo di sicurezza economica per chi si trova ad affrontare la difficile transizione dopo la perdita di una figura cara. Questa forma di assistenza finanziaria svolge, dunque, un ruolo fondamentale nel garantire la stabilità economica dei superstiti, fornendo un supporto che va al di là della mera compensazione economica, ma che abbraccia anche aspetti emotivi e sociali durante un periodo di significativo cambiamento nella vita di chi lo riceve.
Tuttavia, questa pensione non si può considerare intonsa per chi percepisce una forma di reddito personale. La normativa precedente stabiliva che il coniuge superstite, con redditi propri, ricevesse una pensione di reversibilità soggetta a progressiva riduzione all’aumentare del proprio reddito. In pratica, più elevato era il reddito personale, minore sarebbe stata la quota di reversibilità. A tal proposito, con un notevole ritardo dalla richiesta, INPS ha accettato il rimborso a chi ha subito questo tipo di taglio.
Pensione di reversibilità: chi riceverà un rimborso e di quanto
La Corte Costituzionale, nel giugno del 2022, ha dichiarato incostituzionale il meccanismo che prevede la riduzione della pensione di reversibilità in base ai redditi propri del beneficiario. In risposta a questa sentenza, l’INPS ha recentemente annunciato di procedere a un rimborso per coloro che hanno subito decurtazioni sulle loro pensioni negli ultimi 5 anni, anche se con un notevole ritardo.
La Corte Costituzionale, definendo la norma inappropriata e priva di fondamenta, ha dunque trasferito la responsabilità all’INPS di apportare le necessarie modifiche e rimborsare chi ha subito tagli alle pensioni di reversibilità. Il rimborso è riconosciuto a coloro che hanno subito la riduzione della pensione di reversibilità nei periodi compresi tra il 2019 e il 2023. Alla luce di ciò, l’INPS riconosce il conguaglio solo per gli ultimi 5 anni, mentre dal 2024 in poi verranno applicati nuovi criteri di valutazione.
L’INPS ha inoltre dichiarato che procederà d’ufficio al ricalcolo degli arretrati, quindi, non è necessario presentare una domanda specifica all’istituto. Tuttavia, è consigliabile effettuare una verifica sulla propria situazione, ossia chi dalla morte del superstite ha subito la decurtazione. Coloro che fanno parte di un nucleo familiare in cui sono presenti figli minori, studenti o disabili di qualsiasi età o hanno un reddito personale inferiore a 21.985,86 (limite valido per l’annata del 2023), non rientrano in questa categoria, poiché non hanno subito la decurtazione.