La paralisi del sonno è un problema che colpisce molte persone almeno una volta nella vita: a monte può esserci una patologia piuttosto grave.
Avete presente la sensazione di sentirsi intrappolati a letto, nel proprio corpo, senza possibilità di riuscire a svegliarsi, muoversi o parlare? Si chiama paralisi del sonno o, in gergo medico, paralisi ipnagogica ed è un disturbo da non sottovalutare, nonostante in molti lo classifichino semplicemente come una brutta esperienza da riferire ad amici e familiari una volta avvenuto l’effettivo risveglio.
Molti si chiedono a cosa sia dovuto e soprattutto se si possa prevenire per evitare di dover fare i conti periodicamente con una sensazione parecchio spiacevole, che spesso preoccupa le persone interessate anche per qualche ora dopo il risveglio. Possiamo dirvi che la causa è una durata eccessiva e prolungata della fase REM, anche detta ‘paradosso‘, dato che ci si trova in stato di sonno profondo, ma si verifica una spiccata attività cerebrale, a partire dal rapido movimento degli occhi – motivo da cui deriva la denominazione rapid eye movement.
La paralisi si verifica più frequentemente in chi sperimenta un sonno disturbato, e in cui la classica alternanza delle fase perde la sua periodicità tipica. Le persone interessate dormono poco e male, hanno difficoltà di addormentamento e non vivono un’esperienza realmente riposante. Spesso basta dedicare maggior tempo al riposo e aiuta una routine proficua prima di andare a letto – allontanare i dispositivi elettronici, leggere un buon libro e rilassarsi prima di addormentarsi. A volte, però, non è un problema da sottovalutare.
La maggior parte dei soggetti colpiti dalla paralisi ipnagogica hanno un’età compresa tra i 25 e i 44 anni, ma il problema si può verificare anche in adolescenti e bambini. Il medico dovrà subito distinguere tra episodi isolati e una frequenza ben più ampia – la ricorrenza è il fatto decisivo per capire l’entità della patologia.
La comunità scientifica, infatti, ha sdoganato i rapporti della paralisi del sonno con la narcolessia, che causa improvvisi attacchi incontrollati di sonnolenza, che la persona non riesce a controllare. Non bisogna sottovalutarne gli esiti: possono esserci stati d’ansia e allucinazioni, cioè percezione di suoni e situazioni non reali.
Per capire se il paziente è narcolettico, il medico cercherà di valutare la presenza di altri sintomi: cataplessia, insonnia notturna, attacchi di sonno diurni e incidenza sulla qualità di vita. Nel caso della paralisi ipnagogica, nei soggetti più gravi, si può arrivare alla prescrizione di antidepressivi che possano aiutare i pazienti a riprendere in mano la propria quotidianità. Bisognerà comunque aggiornare diagnosi, terapia e prognosi con uno specialista in disturbi del sonno.
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