Se si decide di pagare si può aderire alla procedura semplificata di riscossione. Superato anche questo “invito”, scatta questa azione del Fisco.
L’anno sta finendo, e con esso anche la manovra del governo, mentre già fervono i preparativi per il varo della prossima legge di bilancio. Si chiude un anno difficilissimo sotto il profilo economico, e il dato non è rimasto di natura macroscopica, data l’evidente percezione di molte famiglie alle prese con un insistente caro vita e le risalite dell’inflazione.
Sotto il profilo istituzionale, è superfluo rammentare come la medesima direzione del Natale e dello scintillante passaggio dell’anno sia lastricata di scadenze: termini fiscali, previdenziali, e perché no, le ultime opportunità “solari” di approfittare (legittimamente) di agevolazioni e contributi.
Tra queste ultime, i lavoratori dipendenti vedranno il tramonto del beneficio offerto dal taglio del cuneo fiscale contributivo sulle buste paga. Attenzione, il rinnovo 2024 è confermato negli “appunti” della Nadef.
I primi giorni del prossimo anno diverranno cruciali sotto vari aspetti. Occhio all’inflazione, già nella tendenza a risalire, dopo che il dimezzamento rispetto al primo semestre 2023 è stato convertito in indice effettivo nell’adeguamento ISTAT su pensioni, contributi e indennità, oltre che alle integrazioni di varia natura. Al contempo, partiranno i calcoli dell’INPS e del Fisco, in materia di conguagli.
Sul taglio del cuneo, infatti, alcuni contribuenti che hanno superato nel corso dell’anno le soglie reddituali limite, saranno chiamate a restituire cash le somme decontribuite.
E ancora, sul fronte prettamente fiscale, in attesa che venga programmata una nuova sanatoria, vanno a chiudersi i termini di pagamento per la riscossione di alcune rate della Rottamazione quater (con l’applicazione delle agevolazioni previste).
Per alcuni contribuenti, sullo sfondo vi sono difficoltà economiche inequivocabili; per altri, si tratta più furbescamente di tirare la corda oltre i limiti di tolleranza. Di fatto, di fronte, alla comune cartella esattoriale, si trova un decreto ingiuntivo che va a proporre una procedura semplificata di pagamento; ciò vale anche quando il creditore è un privato.
L’adesione del debitore permette di ottenere la rateizzazione e il saldo con stralcio. I tempi celeri che il decreto comporta sono garantiti dal giudice che lo emette, definendone somme da pagare, modalità e termini. Il debitore può fare ricorso entro 60 giorni dalla notifica, mentre l’adempimento avviene solitamente entro 40 giorni.
Rifiutata anche tale scadenza, l’atto di precetto da parte del creditore anticipa l’atto di pignoramento, applicabile su conti correnti, beni mobili e immobili, con determinati limiti previsti dalla legge: no prima casa, ultimo stipendio o l’intera pensione. L’Agenzia delle Entrate permette di rateizzare il decreto ingiuntivo se le somme non superano 120mila euro.
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