Cambiamenti della geopolitica verso una possibile – ma difficile – stabilità possono giovare alle nostra economia, mutui compresi.
Buone notizie, o quasi. Per i privati cittadini i tassi medi sui mutui sono in discesa da 7 mesi e ai minimi da un anno e mezzo. Condizioni simili per le imprese: il costo per finanziare un prestito fa il medesimo trend discendente. Ma la svolta vera e propria ancora non c’è stata.
Il report di luglio dell’Associazione bancaria italiana spiega che la situazione è simile in tutta Europa: dopo mesi in cui i tassi avevano iniziato ad anticipare il primo taglio della Banca centrale europea di giugno si è tornati in una fase di cauta attesa. E’ la politica in questo momento a farla da padrone: c’è incertezza in Francia, dove le ultime europee hanno fatto saltare equilibri altrimenti consolidati.
Mutui in calo, ma non abbastanza
C’è incertezza sul futuro soprattutto negli Stati Uniti dove si attende l’esito delle elezioni a novembre per comprendere dove andrà il modo: sia per quanto riguarda la guerra commerciale con la Cina, sia per le aree di conflitto più critiche: il Medio Oriente e l’Ucraina.
Il trend continua ad essere incoraggiante. Nel mese di giugno il tasso medio sulle nuove operazioni l’acquisto delle case è sceso al 3,56%, contro il 3,61% di maggio 2024 e il 4,42% di dicembre. Il tasso Euribor nei primi 11 giorni di luglio è stato del 3,70% contro il 3,72% di giugno, in diminuzione di 30 punti base rispetto al picco registrato a ottobre 2023. E il tasso IRS a 10 anni – il parametro utilizzato nei mutui a tasso fisso – è stato risultato in controtendenza con un 2,82% contro il 2,79% di giugno. Tuttavia considerando opportunamente un range più ampio questo paramento ha fatto segnare nei primi 11 giorni di luglio 2024 una riduzione di 70 punti base rispetto al valore massimo registrato a ottobre 2023.
In particolare il tasso medio sui nuovi mutui scende a giugno al 3,56%, rispetto al 3,61% di maggio e al 4,42% di dicembre 2023. Il valore è il più basso dal 3,01% del dicembre 2022. Bankitalia ha indicato per il mese di maggio un Taeg – comprensivo di spese accessorie – al 4,04%. Un valore incoraggiante ma non abbastanza per ritenere la svolta compiuta.
Attenzione a cosa accade a settembre e dicembre
La Banca Centra Europea intende raggiungere l’obiettivo dell’inflazione al 2% nell’Eurozona il 2025, una meta che sembra alla portata di mano. Attualmente l’inflazione è al 2,5%. Secondo molti osservatori sulla decisione di non toccare i tassi a luglio hanno pesato, oltre alle pressioni sull’inflazione, l’approssimarsi del periodo estivo, con le ferie che notoriamente fanno lievitare i prezzi. Sulla base di questi presupposti la Bce sembra sembra orientata ad un taglio a settembre e a dicembre, dopo le elezioni americane. Per il momento nello scenario internazionale restano alte le tensioni di Washington con Russia e Cina e il problema dei dazi: una situazione che potrebbe ostacolare la discesa dell’inflazione. Se lo scenario internazionale restasse quello odierno sarebbe possibile un solo nuovo taglio dei tassi, entro fine anno, probabilmente a novembre. La Bce dopo aver deciso autonomamente rispetto alla Federal Reserve. per il taglio del costo del denaro a giugno con una riduzione di 25 punti base, tornerà ad allinearsi all’agenda della Banca centrale americana. Un motivo di più per guardare con attenzione all’esito delle elezioni d’oltreoceano.