C’è un particolare della vita di Christian De Sica che forse in pochi conoscono: lo zio dell’attore romano, infatti, è stato colui che ha ucciso il peggior nemico di Stalin, Trotsky.
Christian De Sica non ha bisogno di presentazioni: figlio di Vittorio De Sica e Maria Mercader, è uno degli attori più celebri del panorama cinematografico italiano. Non tutti sanno, però, che lo zio del romano, ovvero il fratello maggiore della madre, nel 1940, in Messico, ha ucciso uno dei più importanti oppositori di Iosif Stalin, ovvero Leon Trotsky.
Nato come Lev Davidovic Bronstein, nome che cambiò nel 1902 per sfuggire alle persecuzioni zariste, fu uno dei principali fautori della Rivoluzione d’ottobre del 1917, la stessa che portò la Russia a diventare il primo Stato comunista al mondo ma soprattutto al potere Lenin, del quale diventò uno dei più fedeli collaboratori. A lui, infatti, venne dato l’incarico di commissario del popolo agli Affari Esteri, guidando i negoziati del Trattato di Brest-Litovsk, e poi fondò e guidò l’Armata rossa nelle vesti di commissario del popolo per gli Affari militari.
Il potere acquisito durante gli anni in cui al governo della Russia c’era Lenin, finirono, però, quando il rivoluzionario morì e gli succedette Stalin. In contrapposizione alla filosofia del dittatore, Trotsky visse gli ultimi suoi anni di vita in esilio, ed è proprio lì che venne ammazzato il 21 agosto del 1940 da Ramon Mercader.
Come lo zio di Christian De Sica ammazzò Trotsky, il nemico numero uno di Stalin
Trotsky, che si era rifugiato in Messico dopo essere stato espulso da Turchia, Francia, Norvegia, e in cui era stato accolto da un circolo di sostenitori, tra cui gli artisti Diego Rivera e Frida Kahlo, fu ammazzato con un colpo di picozza sferrato dall’agente segreto spagnolo, naturalizzato sovietico, che si era infiltrato nel suo entourage con estrema pazienza.
Sotto falso nome – Frank Jacson, cittadino canadese, che a sua volta era la copertura di un’altra falsa identità, quella di Jacques Mornard, trotzkista belga – riuscì a ottenere la fiducia dell’anziano rivoluzionario seducendo, già nel 1938, Sylvia Ageloff, una fervente trotskista americana, amica di Leon, che aveva partecipato alla costruzione della IV° Internazionale. Lei era consapevole che l’identità con cui si era presentato era falsa, ma non poteva immaginarsi che anche la seconda lo fosse e per di più che fosse una spia al servizio di Stalin.
Lo zio dell’attore, dopo l’omicidio, fu arrestato e condannato a venti di carcere, in cui non rivelò mai la sua vera identità, che si scoprì solo nel 1953 (mentre i suoi legami con l’NKVD emersero solo dopo la dissoluzione dell’Unione sovietica). Morì all’Avana nel 1978 dopo aver vissuto tra Cuba, Europa dell’Est e la stessa Urss.
L’uccisione di Trotsky, oltre a essere stata raccontata dalla stampa e da De Sica stesso, è stata anche trasposta in un film, L’assassinio di Trotsky, diretto da Joseph Losey nel 1972.