Lui è un calciatore fantasma, la sua tragica storia è quella di 14 anni di carriera senza mai essere sceso nemmeno una volta in campo. Ma cosa è successo?
Il calcio a volte ci regala storie quasi paradossali, come quella di questo giocatore famoso che ha suscitato davvero grande scalpore nel tempo.
Oggi siamo abituati a un mondo diverso da quello di appena vent’anni fa. Siamo infatti soliti andare a cercare qualsiasi calciatore che sentiamo nominare sul web. Da lì scopriamo tutti i suoi dati anagrafici, le sue qualità e la sua carriera. Un piccolo database in costante aggiornamento che è sempre al nostro servizio.
Un tempo però non era così perché al di là di almanacchi annuali e gli album delle figurine era difficile reperire informazioni sui calciatori. Sarà anche per questo che la leggenda attorno a questo calciatore è resistita anni fino ad arrivare ai tempi nostri.
Sicuramente molti di voi ne avranno sentito parlare, consapevoli di trovarsi di fronte a qualcosa di eccezionale e davvero molto particolare. Oggi se ne torna a parlare con la storia che si arricchisce di altri particolari. Ma andiamo a fare un piccolo riassunto di quanto accaduto.
La storia del calciatore fantasma
Si può essere calciatore, quindi esposto costantemente ai media, ed essere un fantasma? Molti di voi risponderanno di no, eppure questo è successo al centro di una storia che ha dell’incredibile. La storia è quella di Alessandro Zarrelli e ci porta indietro al 2005 quando l’uomo mise in piede il primo raggiro. Aveva escogitato un piano, minuzioso nei particolari, e fu scoperto dalla trasmissione Super Fakes.
Nato a Rivoli, in provincia di Torino, fu la dimostrazione di come nel calcio ci si può arrivare anche senza il talento giusto per farlo. La sua storia ebbe risalto proprio a causa della trasmissione di Sky che lasciò sbigottiti migliaia di italiani.
Il piano consisteva in una lettera di referenza che aveva scritto di suo pugno e che era stata certificata da un timbro contraffatto della Federazione Italiana Giuoco calcio. C’era poi a far fede anche la relazione di Matteo Colabase, un osservatore mai esistito che lo descriveva come un attaccante dotato di tante caratteristiche utili per ogni allenatore.
La sua storia inizia quando mandò un fax al Lisburn Distillery, squadra dell’Irlanda del Nord, per cercare di farsi prendere. Nel suo curriculum si parlava anche dei Rangers e dello Sheffield Wednesday oltre di un fratello che aveva giocato al Torino, cose comunque tutte false.
Il ragazzo morì tragicamente a 14 anni nel novembre del 2018 dopo un incidente stradale nel Cambridgeshire in Inghilterra.