Il nuovo studio rivela alcune inquietanti scoperte sull’utilizzo del pellet nelle proprie case. Ecco tutte le novità sull’argomento.
Il pellet è un materiale naturale proveniente dagli scarti della lavorazione del legno, messo in commercio con la caratteristica forma a cilindro. La segatura di legno viene sottoposta ad un processo di compressione il quale, dopo vari passaggi, permette di ottenere la forma tipica. Questo materiale viene considerato un combustibile di biomassa compressa, utilizzabile per il riscaldamento del proprio ambiente domestico.
Utilizzato per il riscaldamento di piccoli ambienti, il pellet viene impiegato anche per caldaie di grossa taglia e nei grandi impianti delle centrali termoelettriche. La richiesta di pellet e di stufe a pellet, a seguito della diffusione di questo materiale, è in costante crescita. Il mercato ha risposto alla domanda dei consumatori, presentando in commercio vari tipologie di pellet disponibili con prezzi differenti e caratterizzati da composizioni differenti.
Il pellet può essere composto da legno proveniente da varie foreste, come il pellet di legno di abete, la tipologia già comune e più utilizzata in Italia o il pellet di faggio, di qualità superiore all’abete, preferito per la sua resa maggiore e per una potenza calorifica decisamente superiore rispetto alla prima tipologia. Il prezzo del pellet può essere differente in relazione al tipo di legno impiegato, alla provenienza, alle certificazioni che ne determinano la sua alta qualità. La cifra si aggira intorno ai 30-32 euro al quintale, fino ad arrivare ad un massimo di 50 euro al quintale.
Il nuovo studio sul pellet: i risultati sono preoccupanti
Secondo quanto dichiarato da un recente studio dell’Institute for the Environment dell’Università del Nord Carolina, gli impianti di riscaldamento a biomassa legnosa inquinerebbero tre volte di più rispetto a quelli a combustibili fossili tradizionali. Il pellet è sempre stato considerato un materiale 100% ecosostenibile, poichè composto interamente da materie vegetali.
Lo studio condotto dall’università statunitense, ha inoltre dimostrato che la combustione di pellet di legno per la produzione energetica, rilascerebbe una serie di inquinanti atmosferici particolarmente dannosi, tra cui particolato e diossine, i quali costituiscono una grave minaccia per la salute umana e dell’ambiente. Complessivamente, sono stati individuati almeno 55 agenti inquinanti che superano di due volte i limiti consentiti dalle normative sulla qualità dell’aria.
Bruciare pellet di biomassa, contribuirebbe ad immettere nell’atmosfera agenti inquinanti pericolosi. Questo studio solleva interrogativi estremamente critici sul tema della sostenibilità e sull’utilizzo di materiali ecosostenibili. Appare fondamentale rivalutare la necessità di strategie equilibrate e dell’utilizzo di materiali adeguati per gestire la transizione verso fonti energetiche più sostenibili.