Economia

In pensione prima, quanti soldi ti portano via

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Manuel

Se vai in pensione prima potresti ricevere meno soldi rispetto ad altre circostanze: ecco perché, cosa conviene fare?

Negli ultimi anni la questione relativa alle pensioni sta diventando sempre più problematica sia da trattare che da affrontare; sempre al centro di dibattici politici e campagne elettorali, attualmente continua ad essere una priorità per l’esecutivo guidato dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, anche se i discorsi di una nuova riforma pare siano rimandati al prossimo anno.

Andare in pensione prima o dopo? Attenzione ai calcoli da fare prima di decidere – ecodibasilicata.it

Intanto, comunque, mentre i giovani risultano essere sempre più sfiduciati (e, almeno per il momento, il futuro per loro non sembra dei più rosei) tanti lavoratori sono prossimi ad andare finalmente in pensione, un momento tanto atteso ma che, comunque, necessita di particolari valutazioni da parte del cittadino in questione.

Prima di decidere effettivamente se lasciare il lavoro e andare in pensione, infatti, è bene fare tutti i calcoli del caso e capire in quale momento conviene porre fine alla propria esperienza lavorativa ed andare in pensione; la scelta va davvero ponderata perché si potrebbero perdere dei soldi.

Andare prima in pensione può far perdere dei soldi

Con il sistema pensionistico attualmente in vigore andare in pensione più tardi garantisce un assegno più alto; ovviamente, più si continua a lavorare pagando i contributi, maggiore è la cifra accumulata per la pensione. C’è però anche da considerare come i contributi, ogni volta, vengono rivalutati in base all’inflazione corrente.

Il ricalcolo dei contributi per l’inflazione è più vantaggioso posticipando l’uscita: coefficiente più alto e non solo – ecodibasilicata.it

I coefficienti sono molto più vantaggiosi se si fa in pensione più tardi: ad esempio, come segnala il sito investireoggi.it, se un lavoratore di 64 anni decide di andare in pensione con 20 anni di contributi ha un coefficiente di rivalutazione del 5,184%, mentre se l’uscita viene posticipata ai 67 anni (e quindi con 3 anni di contributi in più, seguendo l’esempio, a 23 anni) il coefficiente salirebbe addirittura a 5,723%.

Ecco che, dopo un rapido calcolo e a conti fatti (in attesa di novità e riforme per il sistema pensionistico, che potrebbero arrivare già dal prossimo anno) a molti converrebbe posticipare l’addio al posto di lavoro; ci sono poi benefici specifici anche per le donne lavoratrici, che permettono alle cittadine di massimizzare i benefici pensionistici anche a seconda delle proprie esigenze personali, oltre che in relazione al loro percorso nel mondo del lavoro.

Manuel

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