Il nuovo anno, grazie alla Manovra di Bilancio, non ci porta esattamente molti vantaggi; anche per l’Imu ci sono pessime novità.
Nonostante la propaganda politica, dietro alle manovre del Governo c’è sempre qualche fregatura. Analizzando anche solo superficialmente i recenti decreti, si evince che in apparenza sia stato fatto qualcosa di buono per i cittadini, ma poi arriva il risvolto della medaglia.
Si pensi, tanto per fare un esempio, al tanto acclamato bonus mamme: da una parte di effettua un vantaggio fiscale per alcune madri lavoratrici (solo subordinate) e dall’altra si alza (anzi, si raddoppia) l’Iva dei prodotti destinati ai neonati.
Si offrono bonus (miseri) per togliere qualche euro dalla bolletta di luce e gas e poi si elimina una misura che ancora serve molto, quella relativa all’Iva agevolata sul gas, definitivamente cassata dal 1 gennaio 2024.
Sull’Imu, invece, niente balzelli ma misure chiare e dirette, volte – come sempre – ad aumentare gli oneri per i proprietari di immobili e rimpinguare le casse statali. L’aumento dell’Imu, tra l’altro, va ad aggiungersi agli altri aumenti sulla cedolare secca, rivolti a chi affitta appartamenti per brevi periodi.
L’ex Governo Monti ci ha lasciato pessime eredità, e quella dell’Imu arriva di lontano, dal 2011. Allora, il decreto salva-Italia fu la manovra più impopolare, e ancora oggi ne accusiamo le conseguenze.
Le varie rivisitazioni della normativa inerente al pagamento dell’Imposta Municipale Unica ci hanno portato comunque a un versamento annuo che è sempre cospicuo, anche se l’immobile non è di pregio, mentre ancora – nonostante l’UE lo chieda da un bel po’ – nessun Governo ha chiesto alla Chiesa di versare la tassa sulle innumerevoli proprietà immobiliari in suo possesso.
Ma non è tutto: anche se i proprietari della prima casa – se non di lusso – non sono tenuti a pagare l’Imu, per tutti gli altri sta per arrivare l’ennesima batosta. Come sappiamo, infatti, la tassa sugli immobili è gestita a livello comunale, e dunque le Amministrazioni decidono sulle aliquote che vanno a creare il totale da pagare insieme agli altri parametri.
Ogni anno i Comuni sono tenuti a comunicare le nuove aliquote, che ovviamente sono sempre al rialzo, ma nel 2023 ci sono stati dei ritardi. Il Governo, generosamente, ha concesso ai Comuni una proroga. Questo significa che una volta effettuati i ricalcoli, probabilmente entro febbraio i contribuenti saranno chiamati a versare la maggiorazione mancante. Una rata aggiuntiva, insomma, a valenza retroattiva, che il cittadino dovrà onorare, forse senza diritto a sua volta di una proroga.
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