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Il lavoro ti stressa? Ora puoi portare il tuo capo in tribunale: risarcimento milionario

Published by
Karola Sicali

Se il lavoro ti stressa e pensi di licenziarti un giorno sì e l’altro pure, ora puoi chiedere un risarcimento milionario al tuo capo.

Chi disse un giorno che il lavoro “nobilita l’uomo” certamente non poteva immaginare il frammentato, flessibile e claudicante mercato del lavoro odierno. Peccato veniale, ovviamente, ma che comunque restituisce una fotografia della condizione attuale per nulla confortante e rassicurante. In altre parole, se è vero che lavorare è importante e avere uno scopo nella vita – qualsiasi esso sia poco cambia – è il sale della stessa esistenza, è altrettanto vero che al giorno d’oggi non esseri stressati al lavoro è (quasi) impossibile.

Ora è possibile portare il capo in tribunale – (Ecodibasilicata.it)

E attenzione, anche se si ama la propria professione, si ha sempre l’impressione di poter fare meglio e di più proprio perché, a fronte di un’offerta opaca e a singhiozzo, la domanda è costante e la competizione è serratissima. E tutto cambia, per non dire peggiora, se non si ama particolarmente la professione che si svolge (magari perché non è quella dei propri sogni) o se ancora il luogo di lavoro è altamente tossico e debilitante, una condizione questa che colpisce tantissimi lavoratori in Italia e non solo. Almeno fino a ora. Lo sapevi, infatti, che puoi portare il tuo capo in tribunale se il lavoro ti stressa? Ti spetta anche un lauto risarcimento.

Stress da lavoro: quando il datore di lavoro risponde dei danni causati al proprio dipendente

Tramite una deliberazione della Corte di Cassazione si è potuto (finalmente) fare chiarezza circa la salvaguardia del benessere mentale dei dipendenti. Nello specifico, sono state ridefinite le responsabilità dei datori di lavoro rispetto al ruolo che ricopre e all’influenza che può esercitare sui lavoratori. A sollevare tale questione è stato proprio un lavoratore che, a seguito di laceranti e profonde sofferenze psicologiche a lavoro, ha deciso di citare in giudizio il proprio capo.

Cambiano i rapporti di forza tra datore di lavoro e dipendente – (Ecodibasilicata.it)

Dopo il rifiuto della Corte d’Appello, che ha additato il malessere del lavoratore una gestione aziendale carente e che esula dal mobbing, la Corte di Cassazione ha invece rivisto tale verdetto asserendo come per imputare la responsabilità al datore di lavoro non sia necessario dimostrare un intento chiaramente e deliberatamente persecutorio. In altre parole, basta al capo violare le norme sulla sicurezza rispetto all’integrità morale del lavoratore per essere oggetto di denuncia da parte dello stesso.

E così la sentenza numero 2084/2024 del 19 gennaio 2024, cambia di molto i rapporti di forza tra dipendente e datore di lavoro che è tenuto quindi a rispondere (anche economicamente ove necessario) dei danni alla salute psichica dei suoi dipendenti, anche quando questi non sono direttamente ascrivibili al più “tradizionale” mobbing. Ma non solo.

Per rafforzare la sentenza, la Corte di Cassazione ha anche sottolineato come tutte le pratiche gestionali che generano stress infrangono l’articolo 2087 del Codice Civile, motivo per cui si può richiedere un risarcimento nel caso in cui generino ansia o altri disturbi psicologici ai dipendenti che ora hanno strumento in più – ma da maneggiare con estrema cura e serietà – per difendersi.

Karola Sicali

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