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Spettacolo

I Beatles vanno all’asta, ma non con un disco

Published by
Matilde Brizzi

Parliamo di un vero e proprio quadro dipinto dalle otto mani magiche dei quattro Beatles, valutato per più di mezzo milione di dollari

I Beatles hanno scritto insieme alcune delle canzoni più durature del nostro tempo, ma si dà il caso che la musica non sia l’unica cosa a cui hanno lavorato insieme.

Un quadro che i Fab Four hanno dipinto insieme negli anni Sessanta è riemerso all’asta, dove potrebbe essere venduto persino a sei cifre.

I Beatles dipinsero l’Immagine di una Donna

Il dipinto ufficialmente senza titolo, ma comunemente noto come Images of a Woman (1966), è l’unica tela a cui John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr hanno collaborato e che hanno poi firmato.

L’opera, in acrilico e acquerello, entrerà a far parte della The Exceptional Sale di Christie’s il 1° febbraio 2024, tra una settimana, con una stima iniziale di 400.000-600.000 dollari.

Quando arte e musica si incontrano

È una rarità avere un’opera su carta al di fuori del loro catalogo musicale che sia una reliquia fisica, un oggetto tangibile con il contributo di tutti e quattro i Beatles“, ha dichiarato Casey Rogers, esperto di Christie’s, alla testata News Miami.

“È un cimelio, un’opera d’arte… È un meraviglioso pezzo di storia“.

La duplice storia del dipinto, dei Beatles e del Giappone

L’opera è stata realizzata mentre la band era in tournée a Tokyo, in Giappone, tra il 29 giugno e il 3 luglio 1966. Quando non si esibivano in cinque concerti di fila e non uscivano per visitare la città, i musicisti trascorrevano la maggior parte delle loro 100 ore di permanenza in città rintanati nella suite 1005 dell’Hilton Hotel di Tokyo (le autorità temevano che i membri sarebbero stati presi d’assalto se si fossero avventurati fuori).

O un dipinto frutto dell’isolamento?

Secondo altre rinomate fonti, Images of a Woman è il frutto dell’isolamento a cui nel 1966 i quattro ‘scarafaggi di Liverpool’, ormai superstar della musica globale, furono costretti dalle autorità giapponesi preoccupate per la loro incolumità.

Quell’estate John, Paul, George e Ringo passarono 100 ore chiusi nella Presidential Suite dell’Hilton di Tokyo a causa di una straordinaria cautela decisa dalla polizia per garantire che nulla potesse succedere ai cantanti.

Chiusi in albergo per scampare il pericolo

I quattro erano oggetto di adorazione di folle di fan e spesso vittima di minacce durante le tournée, tra cui, in Giappone, quelle dei nazionalisti infuriati che a divi della musica occidentale fosse stato concesso di esibirsi al Budokan, l’arena considerata un tempio delle arti marziali in cui il manager Brian Epstein aveva organizzato cinque concerti.

L’interruzione del tour mondiale

I Beatles interruppero i tour due mesi dopo la tappa a Tokyo: “Per questa ragione il dipinto è speciale, perché non accadde mai più, dopo quell’episodio, che si trovassero tutti assieme chiusi in una stanza senza molto altro da fare“, ha detto Lewisohn.

Robert Whitaker, il fotografo della tournee, registrò nei suoi scatti il lavoro in progress: i musicisti seduti a un tavolo, davanti a loro fogli di carta e una lampada in mezzo, ciascuno immerso nel suo quadrante a creare un immagine che alla fine si sarebbe congiunta alle altre.

Un dipinto sia calmo che leggendario

Smettevano di dipingere, andavano a un concerto e subito dopo tornavano a quel tavolo“, ha ricordato Whitaker:

Non li avevo mai visti più calmi o appagati“, ha rievocato il fotografo, secondo cui i Beatles non discussero mai tra loro cosa stavano creando: “Il quadro si è evoluto naturalmente”. Finito il lavoro, la lampada fu rimossa e nel disco bianco rimasto al centro i quattro apposero le loro firme.

I Fab Four avevano sicuramente dimostrato talenti artistici, soprattutto John e Paul: “Amavano disegnare e spesso aggiungevano disegnini ai loro autografi“, ha spiegato lo storico e biografo dei Beatles, Mark Lewisohn.

Le ispirazioni anatomiche del dipinto

Il quadro in questione rimase in Giappone: fu acquistato da Tetsusaburo Shimoyama, un executive dello spettacolo, poi, alla fine degli anni Ottanta, dal proprietario di un negozio di dischi, Takao Nishino, che nel 2012 lo mise all’asta.

Quanto al titolo, fu un giornalista giapponese che lo diede al dipinto negli anni Ottanta, pensando che Paul si fosse ispirato a una vagina per il suo quadrante.

Ora la domanda è: chi ha mezzo milione tenuto da parte proprio per potersi accaparrare un giorno questa opera insolita dei Beatles? Perché quel giorno è arrivato.

Matilde Brizzi

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