Gli errori da evitare per la pensione: alcuni sono irrimediabili, si rischia di perdere tutto

Ci sono potenziali errori che i contribuenti non devono commettere per evitare di perdere la pensione: attenzione a questi dettagli.

Giungere alla pensione è sempre più complicato anche a seguito dei potenziali errori che potrebbero essere commessi. Talvolta è il Patronato a sbagliare qualcosa, altre volte l’INPS ma anche i lavoratori possono cadere in qualche equivoco.

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Per non rischiare di perdere la pensione bisogna evitare specifici errori Ecodibasilicata.it

In presenza di errori aumenta sensibilmente il rischio di perdere la pensione o di vederla ridotta. Queste situazioni sono all’ordine del giorno nel sistema pensionistico italiano e per tale ragione bisogna conoscere gli errori da non commettere per evitare qualsiasi brutta sorpresa. Vediamo insieme quali sono gli errori più frequenti, che spesso si rivelano irrimediabili.

Gli errori che fanno perdere la pensione: quali sono

Quando si parla di pensioni gli equivoci possono sempre saltare fuori. Un errore comune è quello di perdere le speranza di andare in pensione prima del previsto. Un caso tipico riguarda una lavoratrice che, arrivando ai 58 anni d’età e 35 di contributi entro la fine del 2021, oggi può accedere a Opzione Donna. In questo caso non è influenzata dal fatto che la nuova misura richieda 61 anni come età minima per l’uscita, né dal numero di figli avuti.

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I potenziali errori da non commettere per evitare di perdere la pensione o ricevere un importo più basso Ecodibasilicata.it

Un altro errore è riscattare periodi di contribuzione antecedenti al 1996, dato che molti vedono lo status contributivo puro come un limite. Chi versa un contributo prima del 31 dicembre 1995 vede decadere il diritto a questa misura e deve attendere i 67 anni di età. Ragion per cui riscattare il periodo di studio universitario o il servizio militare trasformandoli in contribuenti misti può risultare un errore.

La scelta di una misura penalizzante per il calcolo della pensione può considerarsi un errore. Ad esempio la quota 103 nel 2024 dimostra che chi ha maturato i requisiti per le quote precedenti, come la quota 100, può fare ricorso alla cristallizzazione del diritto per evitare penalità implementate nelle misure successive. La nuova quota 103 introduce dei limiti sugli importi del trattamento pensionistico. I vincoli però non si applicano alle quote 100, 102 e alla vecchia 103.

Infine un altro errore da evitare è il mancato ricorso alle integrazioni al trattamento minimo e alle somme aggiuntive previste dalla normativa in essere. Questi vantaggi, non applicati automaticamente dall’INPS, possono essere accolti solo a seguito di una domanda. Senza la presentazione della dichiarazione dei redditi all’ente non si possono ricevere tali somme aggiuntive.