Qualcuno o qualcosa sta uccidendo il mercato immobiliare italiano: un rapporto fotografa la tragica situazione nazionale.
Dopo la pandemia, la crisi dei tassi e del credito e la crisi energetica mondiale, l’Italia non è riuscita ancora a risollevarsi, soprattutto per quanto riguarda il mercato immobiliare. La situazione è complessa. Di certo la crisi del mercato immobiliare italiano è stata influenzata dalle politiche bancarie europee e dai tassi di interesse mai così elevati. Ma ci sono anche altri fattori di natura politica e relativi alle varie dinamiche regionali. La conseguenza di questi problemi è però evidente: tutte le transazioni di mercato sono calate e il settore della casa è in ginocchio.
Quindi non è solo la crisi globale che sta uccidendo il mercato immobiliare italiano. I dati a disposizione, relativi al 2023, dimostrano che tutte le compravendite sono in calo e che scende anche il numero dei mutui erogati. E nonostante la diminuzione di compravendite e mutui, il prezzo delle case continua ad aumentare. Questo per via del boom di domanda che si concentra sulle grandi città e il conseguente spopolamento della provincia.
I numeri arrivano dal Rapporto Dati Statistici Notarili 2023. Secondo questo report, le compravendite sono scene del 7%, mentre i finanziamenti hanno subito un calo è del 26%. Sempre riguardo alle compravendite, il calo si è avvicinato pericolosamente alla soglia del milione di operazioni.
Riguardo ai mutui, nel 2023 le banche hanno concesso il 26% in meno di finanziamenti per l’acquisto di una casa. Una diretta conseguenza della stretta sul credito, ma anche un effetto dell’impoverimento degli italiani: pochi fortunati possono permettersi di affrontare un mutuo.
La crisi evidente nelle compravendite diventa così un vero e proprio tracollo nel credito. La flessione dei mutui del 26% in meno rispetto all’anno precedente arriva dal totale di 322.098 finanziamenti concessi, contro i 435.174 del 2022 e i 386.000 del 2019.
Gli esperti non parlano di crisi ma preferiscono chiamare in causa il concetto di “stallo”. Eppure tutti i numeri relativi allo scorso anno sono in evidente flessione rispetto al 2022. Certi dati sono persino inferiori a quelli del quadriennio precedente, nonostante si sia trattato degli anni della pandemia.
Secondo i notai ormai si è del tutto esaurito l’effetto rimbalzo successivo al blocco forzato del 2020. Tutta la situazione economica italiana ha risentito degli effetti della guerra in Ucraina e dell’inflazione, ma all’attività edilizia (nonostante il Superbonus) è andata davvero in affanno. Come se non bastasse, è poi arrivata l’impennata dei tassi dei mutui.
Proprio questo evento ha ferito e ora sta uccidendo il mercato immobiliare nazionale: nel nostro Paese le case si comprano con i finanziamenti, perché il ceto medio può affrontare l’acquisto di un immobile solo grazie a un mutuo. Le agevolazioni sulla prima casa da sole non bastano. E infatti i numeri calano anche rispetto alle compravendite supportate dai bonus.
Chi compra casa con l’agevolazione prima casa sceglie immobili quasi sempre a basso costo (il prezzo in metà dei casi è inferiore a 99.000 euro. Pare siano calate anche le donazioni di beni immobili: il dato del 2023 è di 203.888. Un numero in discesa sia rispetto al 2022 che al 2021.
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