I contributi puri servono per il pensionamento. Vediamo qual è il motivo che li rende così importanti per i lavoratori nel 2024.
Il sistema previdenziale italiano usa i contributi come strumento chiave per definire la modalità di pensionamento nonché l’importo dell’assegno pensionistico. In alcuni casi sono necessari i contributi puri.
Per andare in pensione i lavoratori dovranno rispettare alcuni requisiti anagrafici e/o contributivi più altre condizioni. Ogni forma di pensionamento prevede paletti differenti e un diverso numero di anni di contributi da aver maturato (non tutte le misure richiedono, invece, il raggiungimento di un’età anagrafica determinata). Ci sono scivoli che richiedono molti anni di contribuzione come Quota 103 con 41 anni o la pensione anticipata ordinaria con 42 anni e dieci mesi per gli uomini e 41 anni e dieci mesi per le donne.
Solo per la pensione di vecchiaia e la pensione contributiva c’è bisogno di un numero inferiore di contributi, “solo” venti. Soffermiamoci proprio sulla pensione contributiva, quella che si può raggiungere a 64 anni di età. I venti anni di contribuzione hanno delle limitazioni. Solo i contributi puri, infatti, permetteranno l’accesso a questo scivolo di pensionamento anticipato. Ma cosa significa?
I contributivi puri sono i lavoratori privi di anzianità assicurativa al 31 dicembre 1995. Significa che hanno iniziato a lavorare e dunque a versare contributi dal 1° gennaio 1996. Ebbene, solo questi contributivi puri possono lasciare il mondo del lavoro a 64 anni di età e con venti anni di contributi maturati dopo il 1996. Ma il requisito contributivo non è sufficiente per garantirsi il pensionamento.
La Legge di Bilancio 2024, infatti, ha ristretto i paletti imponendo il raggiungimento di un assegno pensionistico minimo di tre volte l’assegno sociale. Significa che per andare in pensione occorrerà avere una pensione almeno di 1.603,20 euro. Tanti lavoratori sognano un importo del genere che non potranno mai raggiungere soprattutto con pochi anni di contribuzione.
La soglia è inferiore per le donne con un figlio (2,8 volte l’assegno minimo) e con due o più figli (2,6 volte l’assegno minimo). In più c’è un limite massimo da non superare. L’assegno non potrà essere più alto di 2.993,05 euro lordi mensili (cinque volte l’assegno minimo). Il ricalcolo dell’importo verrà effettuato solamente al raggiungimento dei requisiti di accesso alla pensione di vecchiaia (67 anni di età). Infine, per i contributivi puri c’è un ulteriori condizione. Per ottenere il primo rateo pensionistico dovranno attendere una finestra di decorrenza di tre mesi introdotta dalla Legge di Bilancio 2024.
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