Anche la Procura di Cuneo ha iscritto nel registro degli indagati l’influencer per truffa aggravata. Lei ribadisce: “A disposizione dei pm per chiarire tutto”. Il giallo della bambola Trudi
Chiara Ferragni ribadisce di “essere a disposizione” dei magistrati “per chiarire quanto accaduto” sul caso del pandoro Balocco e precisa che “risponderà esclusivamente a loro”. L’influencer torna a farsi sentire con un nota stringata dopo la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati per truffa aggravata da parte dei pm di Cuneo, che segue quella dei colleghi di Milano.
Al termine della fase tuttora in corso di acquisizione e analisi delle carte da parte delle Procure, dovrà dunque essere sciolto il nodo della competenza territoriale a indagare. Milano, da cui ha preso avvio l’indagine, o Cuneo, dove ha sede l’azienda dolciaria? A stabilire chi dovrà condurre l’inchiesta sarà con tutta probabilità la Corte di Cassazione.
Pandoro Balocco, l’inchiesta dei pm
Le toghe milanesi hanno aperto un fascicolo con l’ipotesi si truffa aggrava a carico dell’influencer e dell’amministratrice delegata dell’azienda dolciaria, Alessandra Balocco, dopo la multa milionaria dell’Antitrust per pratica commerciale scorretta. Secondo i pm, le due avrebbe lasciato intendere che l’acquisto del pandoro con lo zucchero a velo rosa avrebbe contribuito alla campagna di beneficenza a favore dell’ospedale pediatrico Regina Margherita di Torino. I magistrati ipotizzano anche l’aggravante della minorata difesa, cioè una condizione di vulnerabilità dei consumatori, perché la presunta truffa è avvenuta in rete.
Le email che inguaiano Ferragni
Gli inquirenti lavorano anche alla lista dei testi da convocare, forse già nei prossimi giorni. Vogliono ascoltare i manager delle società che hanno seguito la nascita del progetto Pink Christmas fino alla firma del contratto nel novembre 2021. I loro nomi emergono dalle email finite nel procedimento dell’Antitrust, i cui atti sono confluiti nell’inchiesta. Dalla corrispondenza, in cui si parla di operazione di “marketing”, emerge che “la donazione” all’ospedale pediatrico di 50mila euro “è avvenuta nel mese di maggio 2022”, prima della campagna pubblicitaria, senza devolvere un euro del ricavato della vendita del pandoro. Da qui le multe per pubblicità ingannevole inflitte alle società dell’influencer, Fenice e Tbs Crew, di oltre un milione, e alla Balocco di 420mila euro.
Emblematica la missiva di un dipendente della Balocco: “Mi verrebbe da rispondere” che “in realtà le vendite servono per pagare il vostro cachet esorbitante”, dice in riferimento al milione di euro versato all’influencer per la licenza dei marchi e la realizzazione dei contenuti pubblicitari. E sembra che l’azienda fosse consapevole del pericolo, come svela un’altra email contenuta nella ventina di pagine con cui l’Agcm ha motivato la sanzione. “Per me ok ma massima attenzione all’attività benefica che ci espone a pubblicità ingannevole correlata alle vendite”.
Uova di Pasqua, altri guai in vista?
Non è escluso che altri prodotti sponsorizzati dall’influencer a scopo benefico possano mettere nei guai Ferragni. In testa le uova di Pasqua Dolci Preziosi, su cui la Procura di Milano ha già aperto un fascicolo conoscitivo. Il sospetto è che la campagna di beneficenza messa in piedi per il dolce al cioccolato tra 2021 e 2022 abbai seguito lo stesso schema del pandoro. In questo caso destinataria della presunta raccolta fondi è stata l’associazione I Bambini delle Fate, che si occupa di progetti di inclusione per minori con autismo.
L’influencer, come ha confermato il proprietario dell’azienda dolciaria Franco Cannillo, ha ricevuto un cachet di 1,2 milioni (500mila euro nel 2021 e 700mila circa nel 2022) per aver ceduto la propria immagine. La donazione all’associazione, fatta solo da Dolci Preziosi, sarebbe stata invece di appena 36mila euro in due anni.
Il giallo della bambola Trudi
Nel mirino degli inquirenti potrebbe finire anche la campagna di beneficenza a favore dell’organizzazione non profit Stomp Out Bullying, impegna nel contrasto al bullismo. Secondo indiscrezioni di stampa, i pm avrebbero puntato i riflettori sulla “bambola Ferragni” a edizione limitata realizzata insieme all’azienda di giocattoli Trudi nel 2018. Ma la Tbs Crew – una delle società che fanno capo a Ferragni – ha prontamente smentito precisando che “i ricavi derivanti dalle vendite” della bambola “sono stati donati all’associazione” nel luglio del 2019, dunque “totalmente in linea con quanto comunicato” su Instagram.
Nelle ultime ore però si è fatto largo un altro giallo legato proprio alla “Chiara Ferragni Mascotte”. I giornalisti del programma di Mediaset Zona Bianca hanno contattato su LinkedIn l’amministratrice delegata e fondatrice dell’associazione, Ross Ellis, che avrebbe affermato di non sapere “chi sia questa donna” e di “non aver ricevuto alcuna donazione”.
La fuga delle aziende, da Safilo a Coca Cola
Intanto una dopo l’altra, le aziende che hanno stretto accordi commerciali con l’influencer prendono le distanze. Prima è stata la volta dell’azienda di occhiali Safilo, che ha interrotto l’accordo di licenza per il design, la produzione e la distribuzione delle collezioni a marchio Chiara Ferragni a causa di non meglio precisate “violazioni di impegni contrattuali”.
Poi è stata la volta di Coca Cola, che ha deciso di fermare lo spot che sarebbe dovuto andare in onda a partire dalla fine di gennaio, poco prima dell’inizio del prossimo Festival di Sanremo. “Al momento non prevediamo di usare questi contenuti”, è il laconico comunicato della multinazionale, che evidentemente teme l’effetto boomerang.
Alla lista potrebbe presto aggiungersi anche Monalisa, il marchio che produce abbigliamento per bambini. L’azienda starebbe “facendo valutazioni” sul futuro, ha fatto sapere la direttrice creativa Barbara Bertocci a La Repubblica.
… e dei follower
In fuga anche i follower. Dopo la bufera che l’ha travolto la regina di Instagram ha perso quasi 200mila seguaci. Certo è poca cosa rispetto a una base di quasi 30 milioni di seguaci. Eppure è emblematico del danno reputazionale subìto dall’influencer e di come sia volatile il successo guadagnato sui social media.
A poco è servito, dunque, il video in cui la 36enne, con la voce rotta dal pianto, lo scorso dicembre ha chiesto “scusa” per “l’errore di comunicazione”. Né ha giovato la lunga assenza dai social interrotta solo lo scorso 3 gennaio con una story su Instagram “per ringraziare tutte quelle persone che in questi giorni” le sono state “vicino”. Le defezioni registrate finora hanno portato il numero dei follower a quota 26,5 milioni.