I titoli vinti negli ultimi due anni saranno annullati, inclusa la vittoria alle Olimpiadi invernali di Pechino nel 2022
Lunedì scorso, il Tribunale Arbitrale dello Sport (TAS) ha emesso una sentenza che ha scosso il mondo dello sport, condannando la giovane pattinatrice russa Kamila Valieva a una squalifica di quattro anni per doping. La decisione è stata presa in seguito a un evento avvenuto durante le Olimpiadi invernali di Pechino nel 2022, gettando un’ombra sulle prestazioni della squadra russa di pattinaggio e suscitando polemiche in tutto il mondo.
Kamila Valieva, cosa è successo
La giovane talentuosa atleta era stata parte integrante della squadra russa di pattinaggio che ha trionfato nella finale a squadre mista, superando gli Stati Uniti, il Giappone e il Canada. Tuttavia, il destino della medaglia d’oro assegnata a quella competizione è rimasto in sospeso dopo che un laboratorio svedese di Stoccolma ha comunicato al Comitato Olimpico la positività di Valieva a un test antidoping effettuato il 25 dicembre 2021, durante i campionati nazionali russi, sei settimane prima delle Olimpiadi.
La controversia è emersa a causa di un notevole ritardo nell’analisi del campione, attribuito a problemi logistici legati alla pandemia. La notizia della positività ha scosso il mondo dello sport, gettando un’ombra sulla legittimità del trionfo russo e sollevando dubbi sulla correttezza delle prestazioni di Kamila Valieva.
La decisione del Tribunale Arbitrale dello Sport
Il Tribunale Arbitrale dello Sport ha deliberato con fermezza, imponendo una squalifica di quattro anni alla giovane pattinatrice. La decisione non riguarda solo la sua partecipazione alle Olimpiadi del 2022, ma include anche l’annullamento di tutti i titoli conquistati negli ultimi due anni. Ciò significa che la medaglia d’oro assegnata alla squadra russa nella competizione a squadre mista sarà revocata, e Valieva sarà privata di eventuali altri riconoscimenti ottenuti nel periodo considerato.
L’intero episodio ha generato una serie di domande sulla gestione degli standard antidoping e sulla tempestività delle analisi dei campioni. La positività di Valieva a un test effettuato prima delle Olimpiadi, ma notificato solo dopo la competizione, solleva interrogativi sulla trasparenza e sulla comunicazione nel mondo dello sport.
Non solo la giovane pattinatrice russa è stata penalizzata individualmente, ma l’intera squadra e la validità delle Olimpiadi invernali del 2022 sono state messe in discussione. L’annullamento dei risultati ottenuti dalla squadra russa nella competizione a squadre mista aggiunge un elemento di dramma a un evento sportivo già travagliato.
Kamila Valieva, un verdetto che scuote il mondo dello sport
La pattinatrice russa Kamila Valieva, che aveva fatto scalpore durante le Olimpiadi invernali di Pechino 2022, è stata trovata positiva alla trimetazidina, un farmaco noto per alterare il metabolismo delle cellule cardiache, rendendo il cuore più efficiente.
La difesa di Valieva aveva sostenuto che il test fosse stato contaminato involontariamente da tracce di farmaci cardiovascolari utilizzati dal nonno della pattinatrice. Inizialmente sospesa dopo la notizia della positività, un ricorso da parte di Valieva le aveva permesso di partecipare alla prova individuale seppur sub iudice, in attesa del giudizio. Il TAS, motivando la sua decisione d’urgenza, aveva fatto riferimento alla mancanza di regole chiare sulla sospensione per doping di atleti minorenni e alle attenuanti legate al ritardo nell’esame dei campioni.
Tuttavia, la sentenza di questa settimana ha confermato la squalifica retrodatata al 25 dicembre 2021, giorno del test antidoping. Tutti i titoli conquistati da Valieva a partire da quella data saranno annullati, gettando un’ombra sul suo passato sportivo. La giovane pattinatrice, oggi 17enne, avrà l’opportunità di tornare alle competizioni nel dicembre del 2025, sette settimane prima delle Olimpiadi invernali di Milano e Cortina d’Ampezzo del 2026. Nonostante ciò, la decisione del TAS sembra influire maggiormente sul suo passato che sul futuro, specialmente in relazione alla gara olimpica del 2022.
Il processo al TAS è stato preceduto da contestazioni dell’Agenzia Mondiale Antidoping nei confronti dei risultati dell’indagine dell’Agenzia Antidoping Russa, che sosteneva l’innocenza di Valieva in base alla sua giovane età. Tuttavia, secondo la sentenza del TAS, Valieva non è stata in grado di dimostrare che non ha commesso intenzionalmente la violazione delle regole antidoping.
Il TAS ha anche dichiarato che non ha il potere di privare ufficialmente la Russia della medaglia d’oro vinta a Pechino, lasciando questa decisione al Comitato Olimpico Internazionale, che si riunirà a marzo. Nel caso di una possibile riassegnazione delle medaglie, gli Stati Uniti otterrebbero l’oro, il Giappone l’argento e il Canada il bronzo.
La controversa vicenda di Valieva ha sollevato dubbi sulla gestione del doping nello sport, mettendo in luce lacune nelle regole e nei protocolli antidoping. La giovane pattinatrice, dopo la positività emersa durante le Olimpiadi, aveva partecipato alla gara singola, ma a causa della pressione aveva commesso errori, chiudendo solo al quarto posto.
Le parole dell’allenatrice: “Non poteva esserci verdetto peggiore”
Dopo due anni di silenzio, parla Eteri Tutberidze. L’allenatrice di Kamila Valieva, secondo buona parte dell’opinione pubblica responsabile di quanto accaduto, ha pubblicato un lungo post su Instagram nella giornata di oggi: “Sono ormai due anni che mi astengo dal commentare la situazione relativa al doping di Kamila Valieva rilevato ai Nazionali Russi del 2021, nonostante l’odio immeritato incessante e le accuse rivolte nei miei confronti – ha detto la coach -. A tutto il nostro team è stato severamente vietato di commentare o valutare in alcun modo la situazione in corso, poiché avrebbe potuto influenzare e ostacolare le indagini. Io, forse più di chiunque altro, volevo che questa storia fosse indagata a fondo e che non avessi domande persistenti, anche se si trattava di uno sbaglio, di un errore o di un crimine da parte di qualcuno. Per molti anni ho lavorato instancabilmente senza weekend liberi o vacanze per i risultati degli atleti e, come nessun altro, voglio sapere cosa è successo a Kamila e come questa sostanza è entrata nel suo corpo“.
Tutberidze: “I nostri campioni sono sempre stati puliti”
“Dal 2010 i nostri atleti gareggiano in competizioni internazionali. Probabilmente sarà impossibile contare il numero dei test antidoping effettuati da loro in questo arco di tempo. I campioni sono sempre stati puliti e spero che rimangano così. Abbiamo sempre insegnato e spiegato ai nostri atleti e ai loro genitori di stare attenti anche ai più semplici rimedi contro il raffreddore e di non fidarsi, purtroppo, assolutamente di nessuno. E dopo due anni nulla si è chiarito, l’origine di questo farmaco non è stata studiata e ci sono ancora molte domande. Ci arrivano solo accuse da diverse parti”.
In ultimo l’allenatrice, lodando le doti dell’atleta, ha chiosato lanciando un’accusa molto forte verso i difensori della sua pattinatrice: “Non ho domande per Kamila, è una bambina e da parte mia continuerò a sostenerla in ogni modo possibile. Non a scapito di tutti i miei atleti precedenti: Kamila è l’atleta più dotata. Ha affrontato una prova difficile da descrivere a parole. Per quanto riguarda il verdetto, ho una domanda principale: qualcuno ha difeso Kamila durante le udienze? Perché non poteva esserci verdetto peggiore“.