L’amministrazione comunale di Seoul discuterà un’ordinanza per vietare il consumo di carne di cane. Qual è la situazione negli altri paesi?
Sono 30 milioni i cani e 10 milioni i gatti che ogni anno in Asia vengono uccisi per il commercio e il consumo della loro carne, per soddisfare la domanda in Paesi come Cina, Vietnam, Indonesia e Corea del Sud.
Sebbene la crudeltà inflitta agli animali che ne sono vittima sia la stessa, questo business ha dinamiche diverse in ciascuno dei Paesi in cui è presente.
Ecco che da oltre un decennio Humane Society International opera e interviene in questi quattro paesi per porre fine a questo crudele commercio, con campagne volte ad aumentare il sostegno pubblico e politico, con iniziative che hanno portato alla chiusura di 18 allevamenti di cani da carne in Corea del Sud e altrettante operazioni di salvataggio in Vietnam, Indonesia e a Yulin, in Cina.
Carne di cane: la situazione nei quattro paesi
Nonostante i numeri siano agghiaccianti, contrariamente a quanto si possa pensare, il consumo di cani e gatti non è molto diffuso in Cina.
Infatti, la carne di cane viene consumata solo raramente dal 20% dei cinesi e il 52% è a favore di un divieto di consumo e questo commercio si concentra principalmente in Cina meridionale, centrale e nord-orientale.
Sicuramente la città maggiormente associata alla carne di cane e gatto è quella di Yulin che ospita annualmente il famigerato b Un sondaggio del 2017 ha rivelato però, che anche a Yulin il 72 per cento degli abitanti non mangia regolarmente carne di cane, nonostante gli sforzi dei commercianti per promuoverla. Alla sua prima edizione, si stima siano stati uccisi 15mila cani; recentemente la cifra si è ridotta a tremila.
Il commercio di carne d cane e gatto in Cina è fortemente alimentato da attività criminali, poiché si tratta per la maggior parte di animali domestici rubati e di randagi catturati dalla strada.
Chi compie questi atti viene raramente individuato e perseguito legalmente. Per raggiungere macelli e mercati, gli animali vengano stipati in gabbie metalliche e trasportati per ore o addirittura giorni, provocando in alcuni casi la morte degli animali per disidratazione, colpi di calore o soffocamento.
Non essendoci leggi contro il maltrattamento animale, i metodi per uccidere quelli che sopravvivono al viaggio sono estremamente cruenti come l’affogamento o la percossione.
Nel 2020 il ministero per l’Agricoltura e gli affari rurali cinese ha dichiarato ufficialmente che i cani sono da considerarsi animali da compagnia e non “bestiame” destinato al consumo.
L’annuncio è arrivato con la pubblicazione da parte del ministero dell’Elenco delle risorse genetiche di bestiame e pollame (Directory of genetic resources of livestock and poultry). Nello stesso anno, due grandi città della Cina –Shenzhen e Zhuhai – hanno vietato il consumo di carne di cane e gatto, una decisione sostenuta secondo i sondaggi da quasi il 75 per cento dei cittadini cinesi.
In Indonesia vengono uccisi ogni anno più di un milione di cani e innumerevoli gatti, la maggior parte dei quali sono randagi o animali d’affezione rubati e trafficati illegalmente verso i centri dove c’è maggiore richiesta. Anche qui, molti di loro muoiono durante il viaggio a causa dell’esposizione alle temperature o per via delle ferite riportate durante la cattura e il trasporto.
Quelli che sopravvivono vengono portati in macelli improvvisati dove vengono uccisi a bastonate. A livello nazionale, la legislazione indonesiana non contiene norme che vietino esplicitamente il commercio e la macellazione di cani per il consumo umano.
Tuttavia, esistono numerosi regolamenti e leggi riguardanti la sicurezza dei consumatori, la violenza in pubblico, il trasporto di bestiame, il maltrattamento e il furto di animali, nonché l’allevamento e la sanità animale che, se applicati correttamente e rigorosamente, potrebbero ridurre drasticamente, se non fermare, il commercio di carne di cane.
Un sondaggio del gennaio 2021, ha rivelato che il 93% degli indonesiani è favorevole a un divieto nazionale e che solo il 4,5% ha consumato carne di cane nella propria vita. Nonostante si tratti di una minoranza, la sua domanda minaccia la sicurezza dell’intero Paese.
Infatti, in Indonesia, oltre alla crudeltà, il consumo di carne di cane è legato alla diffusione della rabbia, con evidenze riportate anche dall’Organizzazione mondiale della sanità poiché la movimentazione di questi animali tra diverse città, province e isole non è regolamentata, è facile che cani positivi alla rabbia non vengano individuati e giungano negli hot-spot del consumo, comprese quelle aree che hanno lavorato instancabilmente per debellarla, ad esempio la capitale Giacarta.
Per rispondere a questa problematica, il Servizio di sicurezza alimentare, marittima e della pesca di Giacarta ha da poco pubblicato un divieto con l’intento di limitare il traffico di animali che possono trasmettere la rabbia e di prodotti animali non alimentari, per motivi di tutela della salute pubblica.
Il provvedimento riguarda la cosiddetta Area speciale della città di Giacarta, l’area metropolitana più popolosa dell’Indonesia, che comprende la capitale, cinque città satellite e tre reggenze complete, tra cui parti delle province occidentali di Giava e Banten. Il commercio di carne di cane è ora vietato in 21 città e reggenze dell’Indonesia: Karanganyar, Sukoharjo, Semarang, Blora, Brebes, Purbalingga, Mojokerto, Temanggung, Jepara e Magelang; Salatiga, Malang, Semarang, Magelang, Blitar, Mojokerto, Medan, Surabaya e da marzo 2023 anche nella capitale Giacarta.
Recentemente il Tomohon Extreme Market sull’isola di Sulawesi, in Indonesia, è il primo mercato in cui sarà vietata la carne di cane e di gatto. Si tratta di una decisione storica, incoraggiante per il futuro: sebbene sia un Paese perlopiù musulmano, secondo Dog Meat free Indonesia ben il 7% degli indonesiani mangia carne di cane credendo che abbia proprietà salutari.
Proprietà salutari ma anche di impatto tradizionale, è infatti cultura locale (soprattutto presso le province di North Sulawesi, North Sumatra e East Nusa Tenggara) consumare pietanze a base di spezie e questa particolare carne stufata. Molti commercianti sono contrari alla decisione, a partire da Melki Pongo ovvero il proprietario di uno dei principali macelli fornitori: “sono deluso, ma rispetto i regolamenti del Governo“.
Sono anni che associazioni, privati, attivisti e sostenitori da tutto il mondo protestano apertamente cercando di bloccare il consumo della carne di cane e gatto nel mondo.
Il Tomohon Extreme Market in Indonesia è tra i posti peggiori in cui tali pratiche passano ormai inosservate: bastonate, animali bruciati ancora vivi, ammassati uno sopra l’altro schiacciati in gabbie minuscole. La cosa peggiore di tutte è che questa “location” è tra le più pubblicizzate fino al 2018, su TripAdvisor, una delle attrazioni turistiche da non perdersi.
Vietnam e Corea del Sud
Si stima che ogni anno in Vietnam vengano trafficati e macellati tra 5 milioni di cani e 1 milione di gatti. Questo commercio comporta immensa crudeltà nei confronti degli animali e attività criminali poiché, come in Cina, la maggior parte degli animali viene rubata alle proprie famiglie oppure catturata dalla strada.
Mentre la vendita e il consumo di carne di cane non sono illegali nel Paese, la movimentazione trans-provinciale, non tracciata, di cani è vietata dal 2009 e il furto di animali domestici è stato reso un reato nel 2016.
Sebbene diverse città, tra cui Hanoi e Hoi An, si siano impegnate per porre fine a questo commercio, le leggi vengono raramente applicate. A differenza della maggior parte degli altri Paesi asiatici, in Vietnam il consumo della carne di cane è più diffuso ed è il piatto d’elezione per le occasioni speciali.
Un recente sondaggio ha rilevato, ad esempio, che l’11% degli abitanti di Hanoi la consuma in media almeno una volta al mese e, nonostante non esista alcuna prova scientifica, la credenza popolare attribuisce alla carne di cane proprietà medicinali e di incremento della virilità maschile.
Anche in Vietnam la salute e la sicurezza pubblica sono minacciate dalla rabbia che uccide circa settanta persone ogni anno. In prevalenza questi casi sono legati a morsi di cane e un numero significativo è direttamente collegato alla macellazione e al consumo di cani.
Uno studio del 2016-2017 su campioni prelevati da cani provenienti dai macelli di Hanoi, realizzato in collaborazione con il Centro nazionale di diagnosi veterinaria del Vietnam, ha rivelato che un cane su cento era affetto da rabbia.
A differenza di Cina, Indonesia e Vietnam, in Corea del Sud i cani destinati al consumo umano vengono allevati. Oltre ai Jindo – la razza nazionale – e ai mastini tipicamente allevati per la loro carne, molte strutture allevano anche Labrador, Golden Retriever, Cocker Spaniel, Husky, Beagle e altre razze.
Si stima che si possa trattare di circa un milione e mezzo di cani, tenuti in più di mille allevamenti in tutto il Paese e confinati in piccole gabbie di filo metallico con poco cibo e acqua, senza stimoli, comfort, riparo o cure veterinarie adeguate, nell’immensa sofferenza sia fisica che psicologica e la morte avviene per elettrocuzione.
Secondo il Korea Times: “A Seoul sempre meno persone mangiano cane, visto che quasi il 40% dei ristoranti che vendevano carne di cane ha chiuso negli ultimi dieci anni”.
Sebbene i sondaggi mostrino che la maggior parte delle persone in Corea del Sud (84%) non mangia carne di cane, la convinzione che la zuppa di cane dia sollievo durante la calura estiva e aumenti le forze è ancora diffusa, in particolare tra le generazioni più anziane.
Infatti, tra i coreani che la mangiano, il settanta per cento lo fa durante la stagione del Bok Nal, tra luglio e agosto. Le recenti azioni delle autorità per frenare questo business includono la chiusura, nel novembre 2018, del macello di cani Taepyeong (il più grande del Paese) da parte del Consiglio comunale di Seongnam, seguita nel luglio 2019 dalla chiusura del mercato di Gupo a Busan. A ottobre 2019 il sindaco di Seoul ha dichiarato la città “libera dalla macellazione dei cani”. Nel dicembre del 2021, il Governo sudcoreano ha istituito una task force interministeriale per lavorare a un divieto e nel 2022 la first lady Kim Keon-hee si è espressa pubblicamente a favore di tale intervento legislativo.
“È giunto il momento di porre fine ai conflitti sociali e alle controversie sul consumo di carne di cane attraverso la promulgazione di una legge speciale che vi ponga fine” ha dichiarato Yu Eui-dong, capo politico del Partito del Potere Popolare al governo, durante un incontro con funzionari governativi e attivisti per i diritti degli animali.
Le proposte di legge contro la carne di cane sono fallite in passato a causa delle proteste degli operatori del settore e delle preoccupazioni per il sostentamento degli allevatori e dei ristoratori. Il divieto proposto prevede un periodo di grazia di tre anni e un sostegno finanziario per le aziende che intendono abbandonare il commercio.