Riforma rete carburanti, cos’è e perché i benzinai protestano. Una riforma che cambiava tutto, bloccata sul nascere.
Il Governo vuole modernizzare i distributori italiani. Impianti green, incentivi statali fino a 60 mila euro per e detrazione al 50% per le spese delle colonnine di ricarica e mobilità elettrica con 47 milioni di euro di investimento per il triennio 2025, 2026, 2027. Tutto questo per quanto riguarda i vecchi impianti, mentre per quelli nuovi sarà necessario che essi abbiano almeno un altro vettore energetico alternativo ai combustibili fossili a partire dal prossimo anno.
Ma non sono mancate le proteste da parte degli operatori. Il focus su cui i benzinai (e l’opposizione) si concentra è la precarizzazione dell’accordo tra loro e le compagnie petrolifere secondo la riforma rete carburanti predisposta dal Governo Meloni.
Si parla di contratti di soli 5 anni, ma soprattutto che possono essere disdetti con soli 90 giorni di preavviso. Questo scenario per i benzinai è inaccettabile e le proteste che hanno messo in atto hanno fatto tornare tutto in discussione. Le proteste sono riassunte in una nota diffusa da Faib Confesercenti, Fegica e Figisc/Anisa Confcommercio è chiara: “Si distrugge l’ultimo anello della catena – ossia i gestori – per premiare le compagnie petrolifere che nel corso degli ultimi 3/5 anni hanno chiuso bilanci con utili mostruosi”. Per i benzinai si sta favorendo le compagnie petrolifere a discapito loro. Per i diretti interessati si tratta della peggior riforma fatta da questo paese da quando sono cominciati i rifornimenti ai veicoli. Parole forti per un giudizio negativo senza appello.
Per l’Opposizione si tratta di una proposta disastrosa. La riforma rete carburanti salta, almeno per ora, poiché i benzinai hanno minacciato un massiccio sciopero.
Dunque ilGoverno si è trovato costretto a rimandare l’accordo che era arrivato dopo addirittura un anno di confronto tra il Mimit e gli operatori del settore. Ma c’è anche chi sembra accogliere la riforma con un certo favore. Naturalmente, non ci riferiamo alle compagnie petrolifere, l’altra parte in causa che dovrebbe appunto trovarne giovamento, ma altre associazioni che non sono così critiche verso tale riforma. Ad esempio, per Unem, Associazione delle aziende del settore petrolifero, si tratta di un passo importante per il nostro Paese. Anche Assoutenti è d’accordo e considera la riforma un’ottima cosa. Molto più cauta invece Unc, la quale anzi teme il rischio di un mercato meno concorrenziale.
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