Quando gli stipendi non aumentano occorre trovare ‘strade’ utili al risparmio: ecco, in tale contesto, come funziona il bonus casa-lavoro.
Dal punto di vista dei redditi il periodo che stiamo affrontando è caratterizzato da una sostanziale stagnazione. Vale a dire che gli stipendi non stanno aumentando o, qualora si accaduto anche in virtù delle ultime decisioni del governo sul cuneo fiscale o in seguito alle rivalutazioni Istat, non hanno fatto registrare incrementi tali da sostenere quelli derivanti dal caro vita.
In tale contesto quello che i cittadini possono fare è cercare strade per risparmiare sia sui beni da acquistare che sui servizi dei quali usufruire. A tal proposito anche il tema dello spostamento dalla propria abitazione all’azienda può essere preso in esame, sfruttando il cosiddetto ‘bonus casa-lavoro’. Vediamo di che cosa si tratta.
Allo scopo di facilitare la vita dei lavoratori andando a ridurre l’impatto economico relativo ai loro spostamenti da casa al luogo di lavoro, esistono alcuni bonus ed iniziative che rientrano nell’ambito delle disposizioni sul welfare aziendale e che sono collegate ad agevolazioni molto interessanti. A cominciare dal car sharing, ovvero l’utilizzo di scooter e monopattini elettrici in condivisione forniti dal datore di lavoro. Così come la fornitura di punti di ricarica per i mezzi elettrici disponibili mediante un’applicazione dedicata utilizzabile dai dipendenti. Come stabilito dall’Agenzia delle Entrate in una comunicazione apposita, essi non vanno a costituire per i lavoratori un reddito imponibile.
Si tratta, come chiarito nell’interpello 74 del 2024, di iniziative di mobilità sostenibile che un a società promuove, pertanto questi servizi non vanno considerati, per i lavoratori, come “reddito soggetto a tassazione”. Possono essere infatti considerati, secondo quanto stabilito nell’articolo 100 comma 1 del Testo unico delle imposte sui redditi, nell’ambito delle relative disposizioni di utilità sociale.
In sostanza i dipendenti potranno usare questi servizi senza doverne coprire i costi che saranno a carico dell’azienda. Si tratta dunque di un nuovo e importante fringe benefit il cui valore economico non sarà soggetto a tassazione: in tal modo si potranno portare avanti nuove soluzioni di mobilità sostenibile.
Ci troviamo di fronte, dunque, ad un’importante agevolazione fiscale ma attenzione: allo scopo di prevenire abusi il datore di lavoro potrebbe adottare misure preventive stabilendo ad esempio limiti di spesa/utilizzo, orari di utilizzo dei servizi, o esclusione di quei lavoratori che dispongono di un mezzo per uso personale.
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