Riscatti contributivi e vantaggi fiscali: come funziona il nuovo bonus pensionistico e quali implicazioni ha per il mondo del lavoro
Nel panorama delle pensioni in Italia, il 2024 e il 2025 portano con sé un nuovo vento di cambiamento: la reintroduzione della pace contributiva, con un interessante twist. Ora, non solo i lavoratori potranno riscattare fino a 5 anni di contributi non versati, ma anche i datori di lavoro potranno farsi carico del costo previsto per tale riscatto con conseguenti vantaggi fiscali.
Questa nuova dinamica, delineata dalla recente circolare dell’Agenzia delle Entrate, rappresenta un’opportunità unica per entrambe le parti: i datori di lavoro potrebbero considerare questa possibilità non solo come un modo per offrire un benefit ai propri dipendenti, ma anche come un’opportunità per agevolarne l’uscita dal mercato del lavoro e favorire il ricambio generazionale in azienda. Ma cos’è esattamente questa pace contributiva? Non è certo la prima volta che se ne parla in Italia, ma adesso, con la sua reintroduzione, i lavoratori hanno di nuovo la possibilità di riscattare periodi non lavorati, ovvero di vuoto contributivo.
Questa opportunità è riservata a una vasta gamma di lavoratori, compresi sia quelli del settore pubblico che privato, purché iscritti alle gestioni Inps dipendenti o autonomi o a forme sostitutive. È importante notare che possono essere riscattati solo i periodi scoperti da contribuzione obbligatoria interposti tra due periodi lavorati. E il riscatto è valido solo per i periodi antecedenti all’entrata in vigore della legge di Bilancio 2024, quindi fino al 31 dicembre 2023.
Ma quanto costa questa pace contributiva? Il riscatto non è affatto gratuito e può comportare un onere notevole per i lavoratori. L’onere è calcolato moltiplicando per l’aliquota contributiva Ivs le retribuzioni percepite nelle ultime 52 settimane. Ciò significa che il costo può essere considerevole, come nel caso di uno stipendio annuo di 30.000 euro, dove l’importo da versare per ogni anno di contributi riscattato è di 9.900 euro.
Tuttavia, c’è una novità interessante: il datore di lavoro può decidere di farsi carico di questo onere. Questo rappresenta un’opportunità sia per il datore di lavoro che per il dipendente: l’azienda può dedurre interamente l’onere dalle imposte, mentre per il lavoratore non rientra nel reddito. Questa possibilità, delineata nella circolare dell’Agenzia delle Entrate, potrebbe rappresentare una soluzione vantaggiosa sia dal punto di vista fiscale che per la gestione del personale, presentandosi come un’alternativa valida ai tradizionali fringe benefit.
Ma attenzione, la pace contributiva al momento non è ancora operativa: manca ancora la circolare attuativa dell’Inps con le istruzioni per fare richiesta. Tuttavia, questo nuovo scenario promette di aprire interessanti possibilità per i lavoratori italiani e le aziende, contribuendo a plasmare un panorama pensionistico più flessibile e favorevole per tutti gli attori coinvolti.
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