Nel mese di febbraio si potrà presentare la domanda per il Bonus Acqua Potabile. Per alcuni può arrivare anche fino a 5.000 euro.
Il bonus idrico, più spesso chiamato bonus acqua potabile, inizialmente era stato previsto per il biennio 2021-2022. Il suo fine è quello di razionalizzare l’uso dell’acqua e promuovere il risparmio idrico. Grazie alla Legge di Bilancio di due anni fa, però, è stato esteso alle spese sostenute nel 2023 e, con il mese di febbraio, è finalmente arrivato il momento di presentare la domanda.
L’incentivo si può richiedere per compensare fino al 50% i costi sostenuti per l’acquisto di dispositivi per potabilizzare l’acqua. Nel dettaglio deve trattarsi di sistemi per il filtraggio o la mineralizzazione di questa, ma valgono anche gli apparecchi per raffreddare l’acqua e dunque migliorarne la qualità. Allo stesso modo, copre i gasatori, che aggiungono anidride carbonica alimentare.
Permettendo ai cittadini di sfruttare meglio le risorse idriche a disposizione senza dover acquistare acqua in bottiglia, promuove uno stile di vita sostenibile. Il bonus viene erogato come credito d’imposta e, oltre che per l’acquisto, può essere usato anche per le spese di installazione dei dispositivi elencati. Basta che li si utilizzi esclusivamente per l’acqua fornita dall’acquedotto.
La richiesta per il bonus va presentata sul sito dell’Agenzia delle Entrate attraverso il modulo apposito entro il 28 febbraio di quest’anno. Nella richiesta va indicato il codice fiscale del beneficiario dell’incentivo e nella sezione “Quadro A” del modulo si riportano le spese sostenute. Al suo interno le righe che vanno da A1 e A9 corrispondono ad altrettante unità immobiliari.
A poter beneficiare di questo incentivo sono sia le persone fisiche che possiedono un’abitazione privata che gli imprenditori e i professionisti che hanno un’immobile ad uso commerciale. Nel primo caso, il bonus acqua potabile arriverà al massimo a 1.000 euro per ogni unità immobiliare. Invece, nel caso degli imprenditori può raggiungere i 5.000 euro per ogni immobile.
Per poter essere riconosciute, le spese sostenute per i dispositivi per trattare l’acqua potabile vanno corredate dalla documentazione opportuna. Vale a dire tramite fattura elettronica o con un altro tipo di documento commerciale che abbia lo stesso codice fiscale indicato nella domanda. Serve inoltre che il pagamento sia avvenuto attraverso mezzi tracciabili e non utilizzando i contanti.
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