Secondo il report Agenas la Basilicata è la regione con la sanità tra le peggiori d’Italia. Sempre più lucani preferiscono farsi curare fuori regione.
Il dato che emerge dal Report Agenas è piuttosto inquinante è evidenzia come negli ultimi anni un numero crescente di residenti nella regione Basilicata preferita “migrare” in altri regioni, per ricevere l’assistenza sanitaria di cui hanno bisogno.
Fare infatti che la sanità della Basilicata sia una delle peggiori della penisola italiana. Ma quali sono i dati emersi dal Report?
Basilicata: c’è un grosso problema con la sanità pubblica
Il consigliere regionale Vizziello ha commentato il report Agenas che bolla la sanità della Basilicata come una delle peggiori del paese. Lo sanno bene gli abitanti lucani che da anni preferiscono andare fuori regione per ricevere le cure e l’assistenza sanitaria di cui hanno bisogno.
Il consigliere regionale ha affermato: “Dopo il brusco calo determinato dalla pandemia, i lucani hanno ripreso con maggiore intensità a ricoverarsi fuori regione alla ricerca di cure migliori e nell’anno 2022 la Basilicata fa registrare un saldo pro- capite negativo di mobilità sanitaria di ben 128 euro, che colloca la nostra regione al penultimo posto della classifica delle regioni italiane. Un dato che la dice lunga sulla immanente necessità di investimenti attraverso i quali riqualificare l’offerta dei servizi sanitari regionali”.
I dati sulla mobilità sanitaria sono senza dubbio l’elemento che evidenzia l’inefficacia del Sistema Sanitario della Basilicata. Se tante persone preferiscono essere ricoverati fuori regione, è perché probabilmente le prestazioni sanitarie degli ospedali lucani non sono in grado di offrire i servizi migliori.
Ad influire maggiormente sulla mobilità sanitaria ci sono i lunghi tempi di attesa che scoraggiano i residenti del posto.
Il report
Il report di Agenas ha evidenziato le importanti diseguaglianze dei servizi sanitari pubblici da regione a Regione. A quanto pare ci sono tre regioni del nord la Lombardia, l’Emilia Romagna e Veneto che devono raccogliere circa il 90% del saldo attivo di mobilità di pazienti che provengono da cinque regioni del sud la Campania, la Puglia, la Basilicata, la Sicilia e la Calabria.
A queste si aggiunge anche la regione Lazio dove c’è circa l’80% del saldo passivo di mobilità sanitaria.
Come sottolinea il consigliere regionale: “Quello che preoccupa maggiormente è che mentre alcune regioni come Campania, Sicilia e lo stesso Lazio migliorano, nel senso che fanno registrare un leggero miglioramento del saldo di mobilità, altre come la Basilicata peggiorano, finendo la nostra regione in coda alla classifica del valore pro-capite del saldo di mobilità interregionale. Una vera e propria tassa occulta di 128 euro annui che i lucani pagano senza rendersene conto e che si aggiunge alle tantissime implicazioni sociali ed economiche che comportano i viaggi della speranza che i lucani sono ancora oggi costretti a praticare”.