Finalmente una buona notizie per i pensionati italiani: gli assegni saranno rivalutati dal 1° gennaio. Ma alcuni festeggeranno più di altri…
Importanti novità in vista per 16 milioni di pensionati italiani: il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, di concerto con la ministra del Lavoro e delle Politiche sociali Marina Elvira Calderone, ha firmato il decreto che dispone, a partire dal prossimo 1° gennaio 2024, un adeguamento dei loro assegni all’inflazione.
Come sicuramente già sapete, le pensioni di tutte le categorie – sia previdenziali che assistenziali – sono collegate al valore dell’aumento dei prezzi al consumo, registrato su base annuale dall’Istat. Ecco nel dettaglio tutti i numeri in ballo. L’adeguamento delle pensioni si basa su un indice Istat stimato, con un successivo conguaglio che dipende dal valore definitivo a gennaio dell’anno successivo.
Negli ultimi anni, per effetto di varie norme di legge che hanno cercato di limitare l’aumento della spesa pubblica complessiva, la rivalutazione non è stata applicata al 100% su tutti gli assegni, ma in maniera inversamente proporzionale al valore della pensione. E per il 2024?
Il valore dell’aumento delle pensioni indicato per il 2024 è pari al +5,4%, ed è stato calcolato sulla base della variazione percentuale registrata negli indici dei prezzi al consumo forniti dall’Istat il 7 novembre 2023. Ma ciò non significa che sarà applicato su tutti gli assegni indiscriminatamente. Nella bozza della legge di bilancio 2024, in discussione proprio in questi giorni in Parlamento, in attesa dell’approvazione entro il 31 dicembre, c’è in particolare una novità che riguarda la rivalutazione delle pensioni di importo elevato.
Per le pensioni di importo superiore a 10 volte il trattamento minimo Inps, infatti, è stata fissata l’aliquota di rivalutazione del 22% (aumento effettivo del 1,188%), anziché del 32% come nel 2023. Il taglio della rivalutazione di 10 punti percentuale alle cosiddette pensioni d’oro garantirà nel 2024 un risparmio di 135 milioni di euro per l’Inps. Per tutti gli altri casi le rivalutazioni seguono i criteri seguenti.
Da tener presente che, in base agli ultimi dati disponibili, i pensionati che percepiscono pensioni fino a 4 volte il minimo sono il 54,1% del totale. Le pensioni di importo tra 4 e 5 volte il minimo sono invece il 15,7%, quelle oltre 5 volte il minimo rappresentano il 7,7%, quelle tra 5 e 6 il 9,3%, quelle tra 6 e 8 il 9% e quelle tra 8 e 10 il 4,2%. Così, in forza del meccanismo “a fasce” che garantisce la perequazione piena solo una parte dei pensionati, l’aumento potrà arrivare a un massimo di 130 euro per la fascia meno “ricca”.
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