Con la richiesta dell’Assegno di Inclusione bisogna fare davvero attenzione: se non si esegue questa procedura, il rischio è solo il carcere.
L’Assegno di Inclusione (AdI) è una misura di sostegno economico fondamentale per molte famiglie italiane. Un grande aiuto, quindi, soprattutto per coloro che non riescono a sostenere il costo del carovita. Tuttavia, è essenziale seguire scrupolosamente tutte le procedure richieste per evitare gravi conseguenze legali.
È bene considerare seriamente i termini che regolano la direttiva. Alcuni errori, se commessi, possono includere addirittura il carcere. Un rischio molto alto da correre, sopratutto per le famiglie. Ecco tutto quello che devi sapere per non incorrere in sanzioni.
Assegno di Inclusione, quando si rischia il carcere: fai molta attenzione
Per poter beneficiare dell’Assegno di Inclusione, è necessario rispettare una serie di requisiti e procedure amministrative. Tra queste, uno degli aspetti più importanti è la gestione delle dimissioni volontarie dal lavoro. La normativa prevede che chi ha rassegnato le dimissioni volontarie nei 12 mesi precedenti la domanda di AdI non possa accedere al beneficio. Questa regola è ancora più stringente rispetto a quella applicata per il Reddito di Cittadinanza, che escludeva dal beneficio solo il singolo individuo dimissionario.
La legge è chiara: chi non comunica correttamente le informazioni rilevanti ai fini dell’erogazione dell’Assegno di Inclusione, rischia la revoca del beneficio e la restituzione degli importi percepiti indebitamente. Rischia anche pene severe come la reclusione da 1 a 3 anni. È quindi cruciale evitare di cadere nella “trappola delle dimissioni”.
Esistono però delle eccezioni importanti. Le dimissioni per giusta causa, ad esempio, non precludono l’accesso all’AdI. Anche quelle rassegnate durante il periodo di prova non sono considerate penalizzanti. In questi casi specifici, è possibile continuare a beneficiare dell’Assegno di Inclusione senza incorrere in sanzioni.
Se le dimissioni sono state rassegnate per un cambio di lavoro, non ci sono penalizzazioni. Questo vale anche se il lavoratore è costretto a dimettersi da un’azienda per essere assunto da un’altra con la stessa intestazione. L’importante è non acquisire lo stato di disoccupato a seguito di dimissioni volontarie.
È fondamentale comunicare correttamente le dimissioni all’INPS. Se sono avvenute prima della domanda di AdI, bisogna dichiararle nel modulo della domanda stessa. Se invece avvengono dopo la presentazione della domanda, è necessario utilizzare il modulo Adi Com-Esteso entro 30 giorni dall’evento, avvalendosi dei servizi di CAF e patronati.