L’Assegno di Inclusione prevede delle novità a partire dal 27 febbraio che interesseranno i richiedenti rimasti tagliati fuori dal sussidio.
Per ricevere l’Assegno di Inclusione occorre rispettare requisiti reddituali e patrimoniali. L’INPS può respingere la richiesta trovando condizioni non soddisfatte. Come può agire il cittadino in questo caso e come capire il motivo del rifiuto?
L’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale ha dato chiarimenti sullo stato delle domande di accesso all’Assegno di Inclusione, la misura erede del Reddito di Cittadinanza. La richiesta si può inviare dallo scorso 18 dicembre tramite il portale ufficiale dell’ente ma non è sufficiente per ottenere il sussidio economico. Occorrerà rispettare tutti i vari requisiti reddituali, patrimoniali e far parte di una famiglia con minori, invalidi, over 60 o in condizioni di disagio sociale.
In più è indispensabile sottoscrivere il Patto di Attivazione Digitale o l’INPS non farà scattare alcun pagamento. Solo dopo la firma virtuale si potrà ricevere il versamento (a partire dal mese successivo). Tanti richiedenti hanno già ricevuto la Carta di Inclusione con la somma spettante e altri riceveranno il messaggio che avvisa circa la possibilità di ritiro della prepagata alle Poste molto presto. Ci sono, però, cittadini che hanno visto respingere la domanda.
Assegno di Inclusione, c’è attesa per la data del 27 febbraio
Se il messaggio per il ritiro della Carta di Inclusione non dovesse arrivare si consiglia di andare a verificare lo stato della domanda sul portale INPS. Si potrà leggere “Accolta”, “Respinta” o “In sospensione”. Il motivo principale di un non accoglimento dell’istanza è la mancanza di soddisfazione di uno o più requisiti. La causa è indicata sul sito ma dal 27 febbraio 2024 sarà possibile conoscere nei dettagli ogni singola motivazione che ha portato alla reiezione.
In questo modo il cittadino potrà capire se può presentare domanda di riesame portando prove a sostegno del diritto di percepire l’Assegno di Inclusione. Dal 27 febbraio non bisognerà perdere tempo. Una volta accertata la causa, infatti, si dovrà agire entro 30 giorni dalla comunicazione dell’esito per chiedere il riesame dell’istanza oppure per ricorrere in via giudiziale.
I richiedenti che leggeranno lo stato “In evidenza” oppure “In sospensione” sapranno, invece, che sono in corso ulteriori accertamenti da parte dell’INPS. Potrebbero esserci discrepanze nei dati ISEE, ad esempio, con necessità di presentare ulteriore documentazione entro un determinato periodo di tempo per poter permettere all’ente la verifica dei requisiti. In caso di ISEE con omissioni o difformità occorrerà procedere con la compilazione di una nuova DSU o con la rettifica delle informazioni.