Ci sono alcuni errori procedurali molto comuni che possono pregiudicare l’accesso all’assegno di inclusione o il mantenimento del sussidio.
Solo una parte ristretta della platea di beneficiari del Reddito di cittadinanza è riuscita a prendere l’assegno di inclusione: la nuova misura di sostegno introdotta dal Governo Meloni rivela infatti requisiti molto più stringenti rispetto al vecchio sussidio. Ed è anche più facile perdere l’aiuto dopo averlo ottenuto. Basta inciampare in alcuni banali errori per essere tagliati dalla misura e perdere per sempre il diritto all’assegno di inclusione.
L’assegno di inclusione è stato presentato come un aiuto economico volto a contrastare la povertà, la fragilità e l’esclusione sociale delle fasce deboli della popolazione. È rivolto esplicitamente ai nuclei familiari che hanno almeno un componente in condizioni di disabilità, che sia minorenne o abbia almeno sessant’anni anni di età o sia inserito in un programma di cura e assistenza dei servizi socio-sanitari.
Il nucleo familiare deve avere un ISEE in corso di validità di valore non superiore a 9.360 euro. Anche il reddito familiare deve essere inferiore a una soglia specifica per ogni condizione. Inoltre, il beneficio economico comporta dei doveri. Coloro che godono dell’assegno devono presentarsi presso i servizi sociali competenti sul territorio entro il centoventesimo giorno dalla sottoscrizione del PAD (il patto di attivazione digitale, accordo fondamentale per accedere a sostegni economici come l’AdI e l’SFL).
Chi non lo fa rischia grosso: in caso di ingiustificata assenza all’appuntamento è infatti prevista una sanzione corrispondente alla sospensione del beneficio. I beneficiari devono anche rispondere a ogni convocazione dei servizi per il lavoro. In caso di assenza senza giustificato motivo l’assegno di inclusione decade.
Tra gli errori che implicano l’interruzione immediata dell’attribuzione dell’assegno di inclusione il mancato rispetto dell’impegno ad accettare un lavoro. Se si rifiuta la prima offerta di lavoro congrua si rischia quindi di perdere subito l’aiuto. Per offerta congrua si intende con contratto a tempo indeterminato senza limiti di distanza o con contratto a tempo determinato entro 80 chilometri dalla residenza.
L’assegno di inclusione si sospende ma non si perde del tutto se si trova lavoro (il reddito tollerabile è fino a 3.000 euro all’anno) e per il periodo di contratti di lavoro fino a sei mesi. Una volta trascorso questo tempo, la misura riprende. Se il percettore viene scoperto mentre svolge attività di lavoro in nero scatta il decadimento dell’aiuto e l’obbligo di restituire quanto indebitamente percepito.
Altri errori comuni che portano all’interruzione dell’assegno di inclusione riguardano il rispetto dei limiti reddituali e le variazioni all’interno del nucleo familiare. Nel caso di aggiunta o uscita di uno o più componenti c’è l’obbligo di presentare una nuova DSU aggiornata entro un mese dall’evento. Ed eccetto i casi di nascita e morte, bisognerà presentare anche una nuova domanda di assegno di inclusione.
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