Alcuni viaggiatori stanno rischiando di passare le feste a casa; la causa è l’ingolfamento tipico delle ricorrenze che colpisce la burocrazia. Cosa succede?
È vero, la società odierna non ha la fortuna di vivere nel calendario dell’antica Grecia, pantagruelico di feste e festività: ben più di 200 giorni. L’economia mondiale, specie quella occidentale, non potrebbe mai permettersi tale lusso. Le settimane celebrative, però, in dosi decisamente minori, ci sono eccome, e l’intento è quello di sfruttarle al massimo. Si affastellano periodicamente settimane utili a regalarsi del relax, oppure a condividere importanti momenti di ritrovo.
Perché no, si può badare alle proprie passioni (anche in modalità “singola”), alle proprie curiosità. Insomma, senza inutili giri di parole, potrebbero rappresentare i momenti migliori per regalarsi un viaggio. Certo, non è un imperativo riservato a tutti se si guarda all’alto costo dei consumi (viaggi e partenze inclusi), ma per taluni viaggiatori (ma forse è lo sport di tendenza, senza troppe distinzioni) è doveroso lanciare la sfida per passare weekend indimenticabili, risparmiando.
Partenze di Natale e Capodanno, le grandi città colpite dal “caos passaporti”
Di fronte al fantasma dell’alta stagione, il gioco si fa duro e la messa alla prova si fa più eccitante: grazie al web, il margine di proposte è così ampio da poter stare alla larga dal ricevere dei “bidoni” per quanto riguarda stanze in affitto e spostamenti. D’altronde, il primo ostacolo è il viaggio in sé, ossia il trasporto, certamente oneroso sotto Natale e Capodanno, tanto quanto programmarlo per i mesi estivi, tra giugno e settembre.
Sono date segnate in rosso (ma anche quelle a ridosso) perfette per ottenere biglietti aerei e ferroviari canonicamente alle stelle. In parallelo, non sarà una pesca fortunata tra le molteplici proposte del web tra stanze e B&B senza che non si applichi un po’ del fiuto contro il rischio di rovinarsi giorni importanti a causa della mediocre qualità dell’alloggio.
Rilascio passaporti, ritardi fino a 10 mesi nelle grandi città
I suddetti sono ostacoli a cui i viaggiatori incalliti sanno dare una saggia risposta e a contrapporre una lunga (oramai) esperienza. Per loro, i bagagli, giunti in prossimità delle settimane clou, sono sempre pronti. Ma attenzione, occorre accortezza e previdenza anche sotto un profilo generalmente burocratico. No, non ci si riferisce ad un’informazione puntuale sul Paese ospitante (talvolta le circostanze la richiedono); piuttosto, controllare per tempo la scadenza del passaporto.
Verso la fine dell’anno, analogamente all’estate, sono i giorni “caldi” dei rinnovi; e con questi ultimi, anche la saturazione del lavoro di rilascio e rinnovi da parte degli uffici, tra questure e commissariati. La scadenza decennale del documento contribuisce al rischio di dimenticarsene. In questi giorni, ai costi alti per il rilascio si accompagnano i tempi di attesa snervanti, ben oltre i propedeutici 20 giorni richiesti. Il problema unisce l’Italia, dalle città del nord a quelle del sud: da Ancona, Bari, Bologna, Bolzano, Genova, Milano, Napoli, a Palermo, Perugia, Pescara, Pordenone, Potenza, Reggio Calabria, Roma, Torino e Venezia.
Tra i fattori, il lavoro accumulato dopo la pandemia da Covid, la Brexit e l’acquisizione di nuove cittadinanze. Le tempistiche si allungano, dunque, fino a 8-10 mesi, rispetto alle peggiori punte di 4 mesi del passato. Ricorrendo al servizio di prenotazione per l’appuntamento, le nuove date non sono disponibili per mesi. Gli open day hanno ammortizzato soltanto in parte tali necessità; ora, col progetto Polis di Poste Italiane, dove si potrà svolgere tutta la pratica negli uffici postali, si auspica che le tempistiche rientrino in margini più ragionevoli.