Contributi INPS non versati, quando vanno in prescrizione: dopo questa data non conteranno per la pensione

Se i contributi non versati vanno in prescrizione si rischia di perderli e che non contino per la pensione. Ecco cosa devi sapere.

I contributi previdenziali sono un elemento fondamentale per assicurare una pensione dignitosa al termine della vita lavorativa. Tuttavia, non sempre essi vengono regolarmente versati, generando dubbi e preoccupazioni per il futuro dei lavoratori. È essenziale comprendere i termini di prescrizione dei contributi non versati per evitare spiacevoli sorprese e agire tempestivamente per tutelare i propri diritti pensionistici.

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Se i contributi non versati vanno in prescrizione non potranno essere conteggiati per la pensione Ecodibasilicata.it

La prescrizione dei contributi INPS non versati rappresenta il momento dopo il quale tali contributi perdono la loro validità ai fini pensionistici. In altre parole, scaduto il termine di prescrizione, l’INPS non può più richiedere il pagamento dei contributi al datore di lavoro o al lavoratore autonomo, né questi ultimi possono essere conteggiati per il calcolo della pensione futura. Ma quali sono i termini delle prescrizione e gli effetti? Andiamo a vederlo.

Quando vanno in prescrizione i contributi

Il termine di prescrizione dei contributi previdenziali è generalmente di 5 anni. Questo periodo si calcola a partire dalla data in cui sarebbe dovuto avvenire il versamento dei contributi. Nel caso in cui il mancato versamento sia dovuto a un’inadempienza del datore di lavoro e il dipendente abbia presentato una denuncia, il termine di prescrizione si estende a 10 anni.

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Dopo la prescrizione, di 5 anni, l’Inps non può più richiedere il pagamento dei contributi Ecodibasilicata.it

Una volta che i contributi previdenziali cadono in prescrizione, essi perdono ogni efficacia ai fini pensionistici. Ciò significa che i periodi lavorati non saranno considerati per l’acquisizione del diritto alla pensione né per il calcolo dell’importo pensionistico. Tuttavia, il dipendente ha il diritto di richiedere il risarcimento dei danni al datore di lavoro responsabile del mancato versamento dei contributi.

La prescrizione dei contributi può essere interrotta da determinati eventi, che riavviano il conteggio dei termini. Ad esempio, l’invio da parte dell’INPS di atti notificati contenenti specifiche informazioni sul mancato versamento dei contributi può interrompere il termine di prescrizione. Anche i lavoratori autonomi, come artigiani, commercianti e iscritti alla gestione separata dell’INPS, sono soggetti alla prescrizione dei contributi previdenziali, che anch’essi è di 5 anni.

Qualora il termine di prescrizione non sia ancora scaduto, è possibile richiedere l’accredito dei contributi non versati. È importante fornire alla INPS tutti i documenti necessari a supporto della propria richiesta. Nel caso in cui i contributi non siano stati versati dal datore di lavoro, il dipendente ha il diritto di denunciarlo e chiedere il risarcimento del danno. Nel caso in cui i contributi siano caduti in prescrizione e non sia possibile recuperarli, esiste la possibilità di costituire una rendita vitalizia. Questa rendita compensa l’importo perso a causa del mancato versamento dei contributi e può essere versata sia dal datore di lavoro che dal lavoratore danneggiato, sia in attività che in pensione.

In conclusione, la prescrizione dei contributi INPS non versati rappresenta una situazione delicata che può compromettere il diritto alla pensione. È fondamentale essere consapevoli dei termini di prescrizione e agire prontamente per tutelare i propri interessi previdenziali.